Il nuovo decreto flussi ha inserita la famosa norma accelerata che consentirebbe (certo, se ci fossero accordi bilaterali) il rimpatrio veloce di cittadini provenienti da Egitto, Bangladesh e Marocco perché il governo ha inserito questi tre paesi nella lista dei paesi sicuri. Per decreto. Resta fumosa la questione degli accordi bilaterali con i tre paesi in questione perché è noto, anche se non a tutti, che se non ci sono quegli accordi i cittadini di un paese nel loro paese di origine non ci rientrano.
Un dettaglio irrilevante che si unisce ad altri dettagli come il limitare e ostacolare la presenza delle navi umanitarie e arrivare a un piano di definitivo abbandono del Mediterraneo e di criminalizzazione del soccorso in mare, come riportato dal comunicato stampa di Medici Senza Frontiere e di altre Ong. Il comunicato si sofferma sulle misure punitive per le navi delle ONG SAR previste nel Decreto Piantedosi. Anzitutto, nonostante la durata del primo fermo amministrativo della nave possa ora essere modulata tra 10 e 20 giorni in base alla gravità della violazione, viene comunque prescritta l’interdizione alla navigazione in attesa dell’adozione dell’ordinanza prefettizia” che aggiunge “ulteriori giorni di inattività per la nave, senza possibilità di impugnazione. Inoltre, una reiterazione della violazione avvenuta fino ai 5 anni precedenti, fa scattare l’inasprimento delle misure sanzionatorie, non solo se la reiterazione avviene da parte dello stesso comandante, ma anche da parte della stesso proprietario della nave o dello stesso armatore”.
Va detto, lo ricorda il comunicato al link in alto, ma è noto che troppo spesso le navi Ong vengono fermate in base alle false dichiarazioni della guardia costiera libica senza che si verifichino le registrazioni di conversazioni né gli scambi di e-mail e messaggi radio.
La sensazione, anche se a pensar male si fa peccato, è che ci sia una pervicace presa di posizione dovuta a questioni personali (dicasi mal di pancia), alla quale questione personale possibile si aggiunga un completo disinteresse nei confronti delle vite umane e di chi quelle vite le salva per non parlare delle violazioni del diritto internazionale che avvengono quotidianamente nel Mediterraneo centrale.
E’ incomprensibile, a orecchie umane, spiegare altrimenti misure che sembrano essere preparate per desertificare il Mediterraneo in modo che le morti, gli annegamenti, i soprusi della guardia costiera libica (che in diverse occasioni ha speronato i barconi dei migranti e minacciato le navi delle Ong), escano dalle cronache rimanendo un lontano ricordo sfocato, così da poterlo ricostruire come si vuole.
Sullo sfondo la straordinaria avventura albanese, che restituisce la necessaria comicità a una tragedia di cui insieme, civiltà, umanità e migranti, sono tristissimi protagonisti.
(5 dicembre 2024)
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