La poltroncina a Lupi sarebbe il regalino a Noi Moderati per tanta fedeltà nonostante l’1% – si chiama irrilevanza, ma a volte contano anche le formiche – e sarebbe anche un sonoro ceffone a Tajani che il buon Lupi se l’è portato in giro persino alle Europee, per fargli prendere più voti. Ma in politica non si conosce la riconoscenza, e nemmeno sta troppo comoda la correttezza, così siccome Tajani sgomita e a Meloni la pazienza fa difetto, si potrebbe persino decidere per l’uppercut. Il cazzottone sotto il mento.
Il punto è che a forza di tirare la corda poi si rischia di infilarsi dove non si vorrebbe finire, ma pare che in piena crisi d’onnipotenza da decisionismo che passa persino sopra i suoi (e con la gente di cui si è circondata come stupirsi?) la premier decida lei. Comunque lei. E se sbaglia non si è sbagliata, difende a spada tratta tutti i suoi: per difendere se stessa. Così parrebbe proprio che Lupi sia pronto ad assurgere al ruolo che già fu di Fitto ora assurto a nuovi e più prestigiosi incarichi – che se gli va male almeno fa pratica con l’inglese – e ci si chiede: come la prenderà Tajani? E ancora di più: è sicura Meloni che a forza di tirare la corda con la famiglia reale di Arcore, quella che il potere è ereditario e figurarsi le reti televisive e i network radiofonici, non rischi di inimicarseli definitivamente a alla fine altro che i famosi fuorionda.
Aspettiamo e vediamo. Lupi (e lupetti) sono in fremente attesa di un segnale dalla presidente del Consiglio che è anche un po’ la madre d’Italia per sedersi sulla prestigiosa poltroncina di ministri degli Affari europei. Ruolo fondamentale. Del resto una poltroncina, per quanto irrilevante, non la si nega a nessuno: basta poter dare un dispiacere a Tajani.
(29 novembre 2024)
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