di Vittorio Lussana
La nuova commissione Ue non sta litigando solo su Raffaele Fitto, che i socialisti non vorrebbero come vicepresidente dato che l’Ecr, il gruppo di appartenenza dei Familisti d’Italia, ha votato contro Ursula von der Leyen. In realtà, a Bruxelles stanno volando parolacce proprio tra popolari e socialisti, poiché i primi stanno facendo il doppiogioco anche su altre questioni.
Innanzitutto, nel parlamento Ue si sta imponendo una strana liturgia: l’ultimo che arriva comanda. Quasi come se fossimo sul set di The Hudsucker Proxy, i popolari hanno bisogno di utili idioti, perché le lobbies di petrolieri e nuclearisti vogliono impaludare il Green Deal. In secondo luogo, i popolari europei, che sono dei cattoliconi ortodossi, hanno paura di perdere consensi a destra e, come al solito, si accucciano non appena si trovano di fronte al manganello.
Insomma, non c’è solo il caso-Fitto, che parla un inglese scolastico. C’è un altro nome che, invece, viene contestato dai popolari: Teresa Ribera, socialista madrilena, in predicato di diventare la vicepresidente n. 2 della commissione (Fitto sarebbe il n. 3, ndr). Siccome la Ribera è una pasionaria della transizione ecologica, dato che in Spagna si è già occupata della questione con risultati apprezzabili, i popolari la stanno incolpando dell’alluvione di Valencia in risposta alle accuse che i socialisti spagnoli stanno rivolgendo al governatore della regione valenciana, Carlos Màzon, esponente di Vox.
In realtà, sarebbero gli estremisti di Vox a minare ogni istituzione scientifica che lancia allarmi sugli eventi estremi che vengono regolarmente ignorati da Vox. I quali, sui cambiamenti climatici sono irriducibilmente – come al solito – negazionisti. Tuttavia, ai popolari la querelle spagnola torna comoda ai popolari, i quali sono convinti di potersi mettere a disposizione di petrolieri e nuclearisti per riuscire a non perdere voti a destra. In pratica, stanno teorizzando una sorta di Ppe-diga in grado di ricattare tutti, senza alcuna garanzia di poter fermare l’onda nera che sta crescendo alle loro spalle.
Ma c’è anche un’altra questione che ha avvelenato il clima (quello politico, questa volta): il voto in aula dello scorso 14 novembre sulla cosiddetta deforestazione. In pratica, il parlamento europeo ha votato una proposta di rinvio di un anno in merito all’approvazione della legge sulla deforestazione. Un rinvio presentato dall’estrema destra che i popolari hanno appoggiato, al fine di inserire alcuni emendamenti e annacquare la normativa, nonostante molte aziende dei settori interessati vorrebbero evitare incertezze giuridiche e un regime di continuo cambiamento delle regole. Si tratta, infatti, di un regolamento atteso, in realtà, finalizzato a impedire tutti quei prodotti legati alla deforestazione, come l’olio di palma, la gomma sintetica, il legno non riciclato, la carta e il carbone.
E’ anche vero che, all’ultimo momento, cioè immediatamente prima del voto del 14 novembre scorso, il Ppe avrebbe ritirato alcuni emendamenti perché colti col sorcio in bocca e come segnale di riconciliazione con Verdi e Pse. Ma il rinvio complessivo dell’intera normativa ha segnalato anche il doppiogiochismo dei popolari europei, che sembrano aver dimenticato tutto il cammino fatto e la stabilità garantita dalle sinistre in tutte le legislature precedenti a quella che sta per iniziare. Il solito gioco dei cattolici che avviene anche da noi, insomma: l’ultimo che arriva comanda. Neanche fosse Rocco Siffredi. E se hai lavorato per raggungere gli obiettivi che ti erano stati prefissati, anziché averne un premio, subisci il voltafaccia, se non un vero e proprio tradimento. Una doppiezza che ben conosciamo, qui da noi. Soprattutto, dopo 50 anni di Dc.
Va da sé, che con le forze estremiste e spaccatutto, per lo meno ci si fanno due risate, nei loro deliri assolutisti e antiscientifici. E che vi sia un grosso problema di ipocrisia da parte del Ppe. Alla fine, è come beccare la propria moglie a letto con un altro: le corna vanno portate con eleganza sia in casa che fuori.
Si evitino, almeno, le sceneggiate del tipo: “No, caro: non è come pensi”.
(15 novembre 2024)
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