di Samuele Vegna
Chi insegna ha in mano l’educazione delle future generazioni, la loro definizione di libertà e di diritti, le loro propensioni, il loro indirizzo di idee e di vita. Dalle scuole parte tutto, molto spesso, si impara oramai quasi tutto a scuola (o almeno si dovrebbe) in un mondo che vede genitori sempre più assenti e occupati con il lavoro e da lì si definiscono le nostre personalità.
Se unə insegnante si dovesse schierare con degli e delle studenti, imponendo le proprie idee con apprezzamenti o con disprezzo davanti alla classe riguardo a una o più figure politiche, sarebbe giusto prendere dei provvedimenti perché la scuola è un luogo di cultura, e una figura superiore non può e non deve imporre le proprie idee politiche, in un luogo dove è necessario il dibattito democratico per formare il futuro del Paese.
La nostra storia invece riguarda un professore che è anche un esponente politico, professa idee di sinistra, è stato candidato con AVS e ha espresso pubblicamente il suo dissenso verso un politico di estrema destra che è al potere, con coraggio ha rotto la regola e ha detto quello che pensa durante un comizio, si è espresso con forza contro le politiche del ministro Valditara che ha adottato sanzioni contro di lui e provvedimenti inutili se non disgustosi e per niente educativi o pedagogici, ma che limitano i diritti di studentesse e studenti, quando quel che serviva era lo psicologo a scuola come servizio gratuito, solo per fare un esempio, oltre a riforme sui libri di testo vecchi come il cucco o sulle scuole che hanno il sistema informatico da rinnovare e metodi d’insegnamento da cambiare, per non parlare del bullismo dilagante e dell’educazione civica e sessuale del tutto assenti.
Mi direte, ma che cosa c’entra con la libera espressione? Diciamo una cosa ovvia : c’entra perché se un politico per un comizio al di fuori di una scuola, che fa l’insegnante, viene sospeso dal suo lavoro e tagliato il suo stipendio, allora è in atto una repressione del dissenso attraverso lo Stato, che non dovrebbe avvenire in una democrazia. Attraverso i meccanismi democratici, invece, è accaduto questo: Christian Raimo è stato sospeso per tre mesi dall’insegnamento, ma non per aver commesso illeciti all’interno della scuola, ma perché secondo la filosofia del metodo trasversale, si può, parrebbe normale per il fascismo, sanzionare tramite lo Stato chi come candidato politico agisce nel dibattito democratico tramite il proprio diritto di parola. La repressione del dissenso avviene attraverso le strutture democratiche e statali come anche le forze dell’ordine che, oltre alla profilazione razziale, usano la mano pesante con studenti e studentesse che manifestano pacificamente quando non prendono ordini da esponenti di estrema destra – come accaduto qualche giorno fa a Bologna (la questione, per diritto di cronaca e di verità, è stata smentita dalla Questura di Bologna e da altri organi istituzionali).
Gli apparati pubblici non dovrebbero essere intaccati dalla politica perché dovrebbero mantenere l’autonomia e l’indipendenza sancite dalla nostra Costituzione seguendo le leggi e non interpretandole secondo idee di parte, eppure sembra sempre di più si agisca sotto l’egida di un indirizzo politico, c’è chi va a destra e chi va a sinistra: tutto sintomo del metodo trasversale di cui parlo e scrivo continuamente.
Il metodo del fascismo trasversale mistifica la realtà, in questo caso s’incolpa il professor Raimo di insulti verso il ministro Valditara: e anche se questo fosse vero – io non la vedo così – esistono altri mezzi come le denunce per diffamazione. Non trovo giusto né etico togliere il sostentamento a un dipendente pubblico tramite una punizione decisa da un’istituzione per aver commesso qualcosa che non riguarda il suo lavoro ma che riguarda il suo impegno politico. I suoi erano comizi pubblici e politici e non assemblee scolastiche di fronte a studenti e studentesse; Raimo non si è mai espresso per diseducare chi frequenta le sue lezioni.
La democrazia prevede libertà d’espressione e di parola contro un ministro dell’istruzione anche, anzi a maggior ragione, se è un insegnante. Queste sono cose ovvie da scrivere, ma allora perché siamo qui a parlarne? Perché siamo un Paese sempre più pericolosamente sull’orlo di un fascismo dal nome nuovo perché il tentativo d’imbavagliare Christian Raimo ci riguarda tutti.
(14 novembre 2024)
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