di Vittorio Lussana
Nuntio vobis gaudium magnum: il nostro pasticcione preferito, Donald Trump, è tornato a sedere sul grande trono del Paese più potente del mondo, che risolve ogni problema attraverso il danaro e la corruzione fregandosene delle leggi e deportando i deboli.
Noi non ci accoderemo tra le fila di coloro che, oggi, saltano sul carro del vincitore, perché il loro miliardario preferito è diventato, per la seconda volta, presidente degli Stati Uniti. Noi, infatti, siamo laici e non ci accodiamo mai a nessuno. Anche a costo di essere considerati dei cani sciolti.
Parliamone un po’, dunque, di questo simpatico Popeye della politica americana, mangiatore di spinaci che, alla fine, torna al suo posto di comando dopo averne fatte di cotte e di crude. Tutto cominciò durante la prima crisi economica degli anni ‘70 del secolo scorso, che generò un tasso d’inflazione pazzesco per la cosiddetta crisi petrolifera, la quale, a sua volta, ricadeva anche sul prezzo del cemento. Per riuscire a costruire la sua Trump Tower a New York, il nostro abbassò notevolmente i salari di muratori e manovali, generando una spirale di scioperi a oltranza. Egli, allora, chiese aiuto ai boss mafiosi newyorkesi, o almeno parevano tali, per riuscire a ottenere il cemento a un prezzo accettabile e poter proseguire i lavori nei suoi cantieri. Tutto ciò è testimoniato da serie televisive e, persino, da un docufilm di Netflix: non dobbiamo neanche andare tanto lontano per trovare chissà quale fonte da proteggere.
Il suo avvocato, a quei tempi, era Roy Cohn, già difensore dei più pericolosi boss della mafia italoamericana, da Antonio Salerno, capo della famiglia dei Genovese, a Paul Castellano, uomo di fiducia dei Gambino: tutta bella gente. Grazie a Roy Cohn, il giovane virgulto del capitalismo palazzinaro americano poté ottenere il cemento a buon mercato ed evitare gli scioperi a oltranza. Inoltre, sempre grazie a questo avvocato, abilissimo peraltro – questo dobbiamo dirlo – la protezione mafiosa nei riguardi di Donald Trump venne estesa anche ai suoi casinò, regolarmente frequentati da criminali e pregiudicati, i quali utilizzavano i suoi elicotteri per trasportare la cocaina colombiana: una gran bella scelta quella fatta dal popolo americano, non c’è che dire.
Poi vennero gli anni ’80 e il nostro decise di infilarsi nel settore delle rivendite d’auto, concedendo il suo marchio a un’azienda costruttrice di Limousine alla cui progettazione vi era John Staluppi, membro influente della famiglia mafiosa dei Colombo. Donald Trump, in pratica, era il loro sponsor, tanto per ricambiare i favori pregressi.
Tutto questo non fa di Donald Trump un prodotto tipicamente italiano, perché determinati rapporti di favore egli li intrattenne anche con la mafia russa, tanto per non farsi mancare niente. E la sua idea di potere si basa esattamente su questo: nella creazione continua di ricchi oligarchi, disposti a partecipare a un gigantesco lavoro di lavaggio e riciclaggio di denaro sporco, sporchissimo, proveniente dalle mafie di mezzo mondo. In particolare, da quella moscovita, come nel caso di Alex Shnaider, il re dell’acciaio in Ucraina. Sono questi gli uomini che risolveranno tutti i nostri problemi con Putin: come non capirlo? E’ proprio Donald Trump, la persona giusta per fermare le guerre: la volpe arancione mandata a indagare nel pollaio.
Tutto fantastico, non è vero? E noi tutti a dire che non si capisce come caspita nascano certe guerre. Un presidente degli Usa allattato, cresciuto e pasciuto direttamente nel ventre della bestia. Il diavolo che si pone al servizio degli Stati Uniti d’America in quanto portatore di un nuovo moralismo reazionario, di cui il neo-vicepresidente, J. D. Vance, è il principale rappresentante.
Perché i veri turbocapitalisti del pensiero unico e del politicamente corretto siamo noialtri, che tentiamo di fare azienda attraverso un modello neo-keynesiano che sostenga la domanda dal basso, redistribuendo le ricchezze. Siamo noi il vero nocciolo del problema: gli ideologizzati filocomunisti del Green Deal, che con Karl Marx c’entra come i cavoli a merenda. Siamo noi ad avere sulla nostra pelle il marchio mediatico dell’establishment creatore di mode e tendenze culturali come il gender e il woke, in un gigantesco bailamme di accuse gratuite e attribuzioni totalmente campate per aria.
E va bene: ha vinto Donald Trump. E’ lui il vero salvatore del popolo americano, colui che ci libererà dai rettiliani finanziati da George Soros, dai satanisti clintoniani alla Bill Gates, dai vaccini che conducono dritti dritti all’eugenetica, dai diffusori di scie chimiche che rincoglioniscono la gente e chi più ne ha, più ne metta. Qualsiasi schiocchezza va benissimo, pur di non incagliare la macchina della corruzione finanziaria in tutto il mondo. Giunti a questo punto, noialtri cani sciolti cos’altro possiamo aggiungere?
Ah! Sì: buona fortuna, America. Questo possiamo aggiungerlo. Crediamo proprio che ne avrai bisogno…
(8 novembre 2024)
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