di Samuele Vegna
Nel 2021 usciva un libro scritto da Michela Murgia, con una copertina bianca, un titolo rosso, e un sottotitolo, che di sicuro pochi uomini hanno letto, ma anche troppe poche donne, sennò non saremmo il Paese disgustoso, è ciò che penso, e di sterili benpensanti che siamo oggi.
Quel libro si chiama “Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più”, e per me nel quotidiano è fonte d’ispirazione, ha posto nella mia libreria e nelle librerie deə mieə amicə.
In questo pezzo, che più che un articolo è un editoriale, ve ne riporto un paio di tratti nel finale che mi sono venuti in mente mentre leggevo la notizia di Ahou Daryaei, la studentessa iraniana che si è spogliata nel cortile dell’università Azad di Teheran sabato 2 novembre, e di come veniva riportata dai media italiani e anche dalle donne della politica che se ne sono accorte.
Cecilia Sala ha scritto dall’alto del suo femminismo su X, che “La storia della ragazza iraniana in biancheria intima nel cortile dell’università non sembra essere una storia di protesta e non sembra c’entri il velo. Qui ci sono le testimonianze degli studenti alla Bbc in persiano (che non è affatto un media di regime)”, quando tutto il mondo si è reso conto tramite i filmati e le informazioni ottenute che quella donna lo ha fatto per un unico, semplice, estremo motivo, una ragione giusta e femminista, una ricerca di libertà per il proprio corpo: le era stato contestato il modo nel quale indossava l’hijab, l’abito lungo obbligatorio secondo la legge suprema della sharia per tutte le donne. Questa protesta non è nuova, non è una novità perché aveva fatto lo stesso Mahsa Amini, e molte, moltissime donne lo fanno rischiando la libertà e la vita, per protestare contro una minoranza che coi capitali e con il potere autoritario governa l’Iran, una minoranza che si definisce superiore nella morale.
Ci sono uomini e donne che combattono contro questa legge di odio che vieta la libera espressione e non solo quella. Al giorno d’oggi, abbiamo in Italia lo stesso identico problema, se non più grave, perché viene imposto non solo dalla religione ma dalla società dominata dall’ideologia e dal metodo fascista trasversale, che vede la donna sempre più relegata a funzioni non paritarie. Le donne guadagnano ancora il 10-15% in meno degli uomini per lo stesso lavoro, e io ne so qualcosa: facevo il cameriere per mantenermi, prendevo otto euro all’ora contro i sei delle mie colleghe.
Questa è l’Italia bellezza, un Paese senza salario minimo e senza parità che trova radici patriarcali profonde ben difficili da estirpare, che si estendono da una destra estrema priva di scrupoli e con falsi valori per finire anche nella sinistra benpensante, priva di iniziative femministe paritarie vere e costellata da correnti scomposte e deboli nelle idee e nelle azioni, che non ci conducono verso un mondo di diritti, ma solo verso un mondo dove ci dobbiamo ancora certificare tra di noi nei nostri valori e nel femminismo. Io non vedo una proposta unitaria a sinistra che porti a una vera parità, vedo solo divisioni e opportunismo, e poltronismo. Chi non è davvero deciso sulla parità come unico futuro possibile, è complice del patriarcato.
Ho deciso di inserire questi due brani tratti dal libro di Michela Murgia “Stai Zitta”, un SuperEt Opera Viva di Einaudi (2021) per ricordare quanto ancora noi occidentali, noi italiani, ragioniamo come una civiltà decadente da Sud del mondo, un Paese senza parità, un mondo senza evoluzione femminista ma anzi, in involuzione, siamo un universo di diritti in contrazione.
“Spaventi gli uomini”
Il capo della comunicazione, Luigi Cocco, era uno con le idee chiarissime che si era laureato in Inghilterra in marketing politico: venne a casa mia, aprí l’armadio e cominciò a separare i vestiti che potevo mettere in campagna elettorale da quelli che non avrei dovuto indossare piú. Niente rosso, perché «è il colore dell’agitazione e invece noi ci candidiamo con un progetto di governo». Niente vestiti che enfatizzino il seno, perché «se gli uomini lo desiderano e le donne lo invidiano, nessuno dei due ti vota». L’ideale era un tailleur, perché «tutte le donne che hanno vinto un’elezione in Occidente lo hanno fatto con addosso una giacca da uomo». Thatcher. Clinton. Merkel. […]
Si può avere una vita piú facile, naturalmente. La brava bambina che dice sorridendo il suo addomesticato sí avrà sempre un posto d’onore nel sistema patriarcale. […]
“Cosi resterai sola.”
[…]
Gli unici uomini che si spaventano se una donna protesta contro un’ingiustizia sono quelli che hanno la responsabilità deliberata o tacita di quell’ingiustizia. Gli altri non solo non hanno alcun problema con le donne che protestano, ma sempre più spesso si attrezzano per aiutarle.
(8 novembre 2024)
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