di Paolo M. Minciotti
Mentre il tonante “niente effetto domino” della presidente del Consiglio fa tremare tutti i mondi conosciuti, figurarsi sor e sora Giuli, risuona ancora nelle orecchie come un mantra demenziale, l’ennesimo, incomprensibile (non perché non si abbia la cultura per comprenderlo, ma perché incomprensibile nelle modalità e nelle finalità) monologo ad uso e piacere personale, avrete notato il trionfante sorriso del quasi-laureato ministro Giuli mentre elencava sillaba dopo sillaba ogni goccia di sapienza geneticamente instillata da millenni e millenni di evoluzione (che già che c’era poteva sforzarsi meno, visti i risultati).
Ricordando che di fronte all’attacco di Matteo Renzi (per il quale si nutre pochissima empatia politica, da queste parti) il ministro Giuli rideva molto meno, limitandosi al sarcasmo sterile che è matrice di questa destra incapace, anche dialetticamente, di andare oltre se stessa e il limitatissimo ego di troppi dei suoi componenti.
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Dunque, dopo essere entrati e usciti dalle magie pischedeliche da Viaggio a Ixtlàn e derivati, con arditi accostamenti tra l’acqua che dà la vita e le acque veneziane (non propriamente salubri, ci informano i residenti), accompagnato dal nuovo brujo del momentaccio politico, eccoci di nuovo nella realtà più reale. Realtà che è, sia detto con rispetto, un casino senza fine.
Perché la realtà della saggezza algida dell’amniotico si scontra con la realtà putrida delle diverse concezioni delle cose: per fare un paio di esempi il possibile conflitto di interessi tra sorella Giuli, una delle addette stampa della Camera, e il ruolo di fratello Giuli, ministro della Cultura, non è lo stesso possibile conflitto d’interessi che regna nella famiglia di Francesco Spano e di suo marito. I motivi sono insieme conosciuti e sconosciuti, come tutto ciò che succede nella politica che si agita nella melma che essa stessa forma.
Poi c’è la questione dimissioni Giuli (certamente già decise, serve solo il tempo necessario a trovare un’altra toppa peggio del buco) – mentre la Rai affonda – che è improvvisamente diventato da genio della lampada, eccessivamente autonomo per una simile destra, indipendente anziché no, sgradito, con un senso di libertà incontrollabile. E la libertà, come sappiamo, nel fatato mondo di nostra signora dei Miracoli mancanti è qualcosa di intollerabile. E’ vero altresì che due dimissioni da ministro della Cultura (e di simili geni) in un mese, sarebbero un boccone indigeribile non solo per l’opinione pubblica (della quale a Meloni e governo cantante importa meno di niente), ma per il governo stesso che potrebbe addirittura cominciare a traballare, proprio come se non fosse sulla graticola da mesi, nonostante l’altro consenso in termini di percentuali di voti che gli attribuiscono i sondaggi.
Intanto, che gli fa tanto gioco politico interno a questi apprendisti stregoni, fioccano le denunce di “fuoco amico” da dentro Fratelli d’Italia. Un meraviglioso mondo d’armonia deciso dalla straziante creatività dell’acqua del liquido amniotico.
(25 ottobre 2024)
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