di Andrea Mauri
Gli archivi delle radio e tv di tutto il mondo si sono dati appuntamento a Bucarest a metà ottobre in occasione dell’incontro annuale del Fiat/Ifta (Federazione Internazionale degli Archivi Televisivi). Durante l’assemblea generale e i lavori dei vari rappresentanti delle emittenti mondiali, l’argomento principe affrontato da archivisti, documentatori e autori riunitisi nella capitale romena è stato quello dell’intelligenza artificiale.
L’IA potrà ricercare enormi quantità di dati all’interno di archivi o cataloghi grazie ad algoritmi avanzati che riporteranno un’enorme quantità di informazioni. Verrà utilizzata per il restauro e la colorazione delle pellicole. Sarà impiegata per realizzare contenuti audiovisivi con il minimo apporto umano – a tale proposito durante il congresso è stato presentato un video realizzato attraverso l’uso di IA che animava i quadri di Vermeer per introdurre la mostra sul pittore.
Quale sarà l’impatto sul lavoro umano? L’altro grande interrogativo sollevato dagli esperti in materia. Per adesso l’apporto di donne e uomini nell’addestramento dei famosi algoritmi è fondamentale, ma in futuro che cosa accadrà?
C’è anche la questione degli archivi di radio e televisioni aperti o chiusi al pubblico. Il mantra di questi ultimi anni è stato quello di aprire gli archivi anche alle ricerche di studiosi o esperti esterni della materia. Un archivio aperto significherebbe fonte preziosa di addestramento dell’IA, un abbeveratoio senza regole. Come garantire che questo duplice rapporto sia uno scambio alla pari e non invece una perdita per gli archivi?
Il convegno è stata pure l’occasione per presentare la situazione degli archivi di altri paesi, come quello dell’India che si trova in balia del disinteresse politico in materia, oppure dell’archivio video realizzato durante la dittatura talebana in Afghanistan e recuperato dall’INA, l’Istituto Nazionale dell’Audiovisivo di Parigi.
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È interessante menzionare un altro progetto, presentato dalla tv catalana, sul sessismo e sui comportamenti impropri nelle vecchie documentazioni archivistiche audio e video, quando quegli argomenti non erano sospetti ma lo sono diventati nel corso dei decenni (frasi sessiste nello sport, immagini di conducenti di motorino senza casco, fumo nei luoghi pubblici, ecc.) e come correggerne le storture emerse negli anni.
Anche la Rai ha partecipato al congresso mondiale, parlando di podcast e diritti e riflettendo sull’autenticità del materiale d’archivio quando questo viene lavorato da programmi di restaurazione e colorazione spesso eseguiti da software di AI.
(24 ottobre 2024)
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