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Perché il campo largo non è mai esistito

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di Marco Biondi

Ricordate il divertente film di Aldo Giovanni e Giacomo “Tu la conosci Claudia?”. Il refrain “Claudia non esiste, il marito di Claudia non esiste”, può essere preso in prestito nei commenti al fantomatico “campo largo”.

Riavvolgiamo il nastro. Un Matteo Renzi sconfitto alla prova elettorale delle elezioni europee e, prima ancora, dalle gelosie e dalle giravolte di Calenda, dice una cosa molto semplice: mettiamoci d’accordo su un programma condiviso e ci presentiamo compatti alle urne per battere la destra che, contrariamente a noi, è sempre un blocco unico davanti alle urne uninominali. Sappiamo che ognuno di noi ha le sue individualità e le sue convinzioni, che nessuno pretende che siano cambiate, ma lavoriamo sui punti in comune per proporre un programma di governo credibile e realizzabile. Un discorso pulito, semplice e comprensibile a tutti (o quasi).

Lasciamo stare chi ha apprezzato e chi ha sbroccato, rimaniamo nel solco: un programma comune. Ma chi ce l’ha un programma comune alla sinistra del PD? Si può dire semplicemente nessuno?

I 5stelle, sia quelli che stanno con Conte che quelli che stanno con Grillo, e l’AVS (Fratoianni/Bonelli) vogliono interrompere il supporto all’Ucraina, non vogliono prendere posizione tra Trump e Harris, pensano di risolvere il problema del bilancio dello Stato con i tappini di plastica dell’acqua minerale e auspicano la conversione della mobilità da auto-centrica a bici-centrica, pretendendo però di non toccare il livello occupazionale attualmente garantito dalle case automobilistiche. C’è forse qualche attinenza col programma del PD? Si e no sul salario minimo, ma con tanti inevitabili distinguo.

E allora quel genio incompiuto del buon Giuseppi Conte cosa fa? Invece di dire: “cara Shlein, ma cosa volete da noi che non abbiamo nulla in comune con voi? L’unione non si può fare, però nulla vieta che si possano trovare alleanze locali. Per le politiche, ne riparleremo a tempo debito”, cosa s’inventa? Dice che lui con Renzi non ci vuole stare. Che è sicuramente la verità, nessuno lo contesta, ma di “politico” non ha decisamente nulla.

Ma siccome la tentazione di seguire i consigli dei “gatto e la volpe” di turno è sempre forte, Fratoianni, entusiasta, si accoda. No, noi con Renzi mai più, riuscendo a raccogliere la stessa reazione che ha suscitato Conte da chi, di politica, ne mastica. Il risultatone è che da un possibile “en-plein” alle prossime regionali a favore della sinistra, ci troviamo a mettere in discussione perfino la ex fortezza dell’Emilia Romagna.

Alla fine, se si riuscirà a portarsi a casa almeno quella già sarà un mezzo miracolo.

Come si può concludere questa riflessione? Che siamo nelle mani di incapaci? Che la destra, finché vorrà, non si riuscirà a scalzarla dal Governo? Ma il risultato più importante per noi cittadini italiani, tutti, anche quelli che non fanno discorsi di principio, quale sarà?

Sarà che, forti della totale inesistenza di un’opposizione capace di lottare per vincere le elezioni politiche, chi ci governa potrà continuare a farsi i fatti propri con le pessime mediocrità in posti chiave che stiamo sperimentando, incuranti della totale assenza di risultati tangibili, e, anzi, liberi di aumentare le tasse e perorare cause inique, fottendosene delle promesse elettorali, che si possono tranquillamente non rispettare, tanto al prossimo voto non ci sarà un’alternativa valida a questo squallore. A meno che non decidano, in mezzo a questo quaquaraquà da stagno, di far saltare il governo, tornare alle urne e vincere di nuovo.

Con tante grazie ai Conte e ai Fratoianni di turno, anche se, in fondo, ognuno alla fine ha quello che merita. E noi italiani, questo ci meritiamo, perché i voti li diamo noi.

 

 

(4 ottobre 2024)

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