di Giancarlo Grassi
E così ci è toccato assistere anche ai commentatori della destra, peraltro ci è anche simpatico quello lì, che giovialoni si permettono di fare battute sul flop presunto. Perché proprio Amadeus, a poche ore dal suo debutto, aveva detto: “Oltre il 5% sarà un buon risultato, bisogna dimenticarsi i 20% di share”. Ma quello che colpisce in tutta la storia di quelli che faranno la nuova storia della cultura italiana [sic] è che sembrano pensare che Amadeus sia di sinistra e di sinistra i suoi spettatori. Dunque flop di Amadeus flop della cultura di sinistra. Da morire dal ridere.
Ora va detto che un programma come “Chissà chi è” o come l’abbiano chiamato, non lo seguirei nemmeno se mi dessero uno stipendio; non lo seguo oggi sul Nove e non lo seguivo prima in casa Rai. Né lo seguitò mai in futuro. Ma rimarcherei il delirio di quelli lì d ritenersi superiori a una cultura x attribuendo a un conduttore che più apolitico non si può un ruolo militante che non si è mai sognato di avere agitandosi, da buon uomo di spettacolo, dentro contenitori che più nazional-popolari non si potrebbe con picchi sanremesi che svettavano (anche negli ascolti) solo grazie alla mediocrità del resto dell’offerta – e anche perché le altre reti, sotto Sanremo, tirano i remi in barca: e questo è di destra o di sinistra, o è solo mercato, o geniali reinventori della cultura popolare?
Non ci soffermeremo sullo stile mordace, con picchi di cattivo gusto e riferimenti poco eleganti ai suoi guadagni (come se in Rai guadagnassero meno) e citando virgolettati di cui non si ricorda nessuno, se non l’arguto commentatore di destra, tipo “la Rai ne uscirà sicuramente più povera” o qualcosa di simile, attribuiti ai partiti d’opposizione.
Eccola la destra del libero mercato che va a mordere Discovery, e lo morde politicamente con la scusa del prime time come se tutti fossero così cretini da non capire che, nel fatato mondo della destra dell’incultura, l’intrattenimento familiare dell’ora di cena non guarda in bocca al conduttore, basta pensare poco ché si è stanchi. Altra cosa è chi cerca un intrattenimento di altra sostanza: infatti i due milioni (poco più o poco meno) che seguivano Che Tempo Che Fa in Rai si sono spostati tutti sul Nove nelle serate in cui Fazio va in onda con Luciana Littizzetto e i suoi ospiti.
Lo spericolato commentatore-intellettuale di destra cita il 5.2% di share e i 926mila spettatori di Amadeus contro 25% con 4.4 milioni di De Martino come una clava. Perché solo quello sanno fare. Sferrare colpi insensati a destra e a destra della destra, trovando spazio anche per un innecessario magnificat di Mediaset, pur di dimostrare quanto valgono – poco, e lo si vede proprio da quanto ululano alla luna cercando e creando conflitti ideologici dove non ci sono.
(25 settembre 2024)
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