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Per i cultori del pensiero e del metodo secondo il quale 2+2 fa 5, o 6, o 3, o 75 [….]

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di Samuele Vegna

«La verità è solo quello che il Partito ritiene vero. Non è possibile discernere la realtà se non attraverso gli occhi del Partito. È questo ciò che devi imparare da capo, Winston, e per ottenere un simile scopo è necessario un atto di autoannientamento, uno sforzo della volontà. Per diventare sano di mente devi umiliare te stesso».
Tacque per qualche momento, come per dare a Winston il tempo di afferrare fino in fondo quanto aveva detto.
«Ricordi» riprese a dire «di aver scritto nel tuo diario: “La libertà è la libertà di dire che due più due fa quattro”?».
«Sì» rispose Winston.
O’Brien gli voltò le spalle, quindi sollevò la mano sinistra, tenendo il pollice nascosto e le quattro dita tese.
«Quante sono le dita che tengo alzate, Winston?».
«Quattro».
«E se il Partito dice che le dita non sono quattro ma cinque, quante sono?».
«Quattro».
La parola terminò in un rantolo di dolore. L’ago del quadrante era balzato a cinquantacinque. Ora il corpo di Winston grondava sudore. L’aria gli entrava a forza nei polmoni e ne fuoriusciva sotto forma di lunghi gemiti che non riusciva a trattenere neanche stringendo i denti. O’Brien lo guardava, con le quattro dita ancora tese. Riportò la leva alla posizione di prima. Questa volta il dolore si attenuò solo di poco.
«Quante dita sono, Winston?».
«Quattro».
L’ago salì a sessanta.
«Quante dita sono, Winston?».
«Quattro! Quattro! Che altro posso dire?».
L’ago doveva essere risalito di nuovo, ma lui non lo guardò. Era tutto preso dalla visione delle quattro dita e di quel volto duro e severo. Le dita gli si stagliavano davanti come altrettanti pilastri, enormi, indistinte. Sembravano vibrare, ma non c’era dubbio: erano quattro.
«Quante dita sono, Winston?».
«Quattro! Basta, basta! Ma perché non ti fermi? Sono quattro, quattro!».
«Quante dita sono, Winston?».
«Cinque! Cinque! Cinque!».
«No, Winston, è inutile. Tu stai mentendo, tu credi ancora che siano quattro. Per piacere, quante dita sono?».
«Quattro! Cinque! Tutto quello che vuoi! Ma basta con questa sofferenza!».

Questo è uno dei miei brani preferiti da “1984” di George Orwell, che racconta senza paura il paradosso del pensiero unico e il suo orrore profondo. Paradosso per me significa oltre a questo, anche un fulmine a ciel sereno, un muro in mezzo a un’autostrada, un contrasto ineluttabile in un ragionamento lineare e costante, un cieco che sa vedere. In occidente ciascunə di noi, nonostante le divisioni linguistiche ed etniche che dovrebbero arricchire e stimolare le culture e le menti, sa che cosa significhi essere coerente e realista, senza il minimo dubbio. Insomma 2+2 è uguale a 4. Per i cultori del pensiero e del metodo fascista, che è trasversale, 2+2 fa 5, o 6, o 3, o 75, il risultato è imposto non dalla realtà fattuale, ma da loro, meglio ancora se è un risultato il più alieno possibile al vero.

Viene istintivo da chiedersi se Giorgia Meloni non sia stata vittima da una crudele febbre da palcoscenico quando ha affermato dallo scranno in marmo verde delle Nazioni Unite che ogni cittadino e ogni individuo nasce libero e uguale in ogni  nazione, perché nello stesso istante di queste sue parole pronunciate sull’altra sponda dell’oceano, con sei ore di fuso orario di differenza, il pensiero autoritario e totalitario tramite il nostro Parlamento di estrema destra diventa legge sotto forma del DDL sicurezza. Fino a prova contraria non siamo in un universo parallelo dove la presidentessa è una donna di diritto che sa cosa significa libertà d’espressione (ma non per reprimerla).

Il metodo trasversale non delude mai nello sferrare coltellate ai diritti di manifestazione, di dissenso pubblico e di contestazione, di chi opterà per esprimersi in maniera pacifica e non-violenta dunque, di chi verrà messo a tacere con pesantissime sanzioni, multe, incarcerazioni e processi, senza contare che oramai non esiste più l’abuso di potere come reato, dunque le forze dell’ordine possono in teoria farti quello che vogliono a te che oramai non sei un avversario politico, con idee diverse, ma un nemico della patria.

Il metodo porta a farci assomigliare con le sue leggi più a una repubblica islamica totalitaria più che a un Paese occidentale, ma come abbiamo già detto, 2+2 = 75 e si è dentro un metodo che non viene nemmeno contestato con la giusta forza da un’opposizione in letargo perenne che non si accorge del crollo ineluttabile della già fragile e diroccata casa dei diritti italiana (e occidentale) che noi chiamiamo ancora democrazia, e fa strano davvero.

Dove e quando Signora Presidente, ci sono dei cittadini veramente liberi e uguali in questo mondo, in questa Italia che marginalizza sempre di più in base al reddito, persino sulla sanità e sull’istruzione? Dove e quando la propaganda va oltre rispetto al pensiero unico di affermazione di falsi dati economici e sociali, laddove noi vediamo gravissime problematiche e crisi in arrivo, anzi, attuali?

Mettere fuori legge chi critica l’operato di un governo è un metodo per inasprire una situazione sociale già grave che rischia di esplodere, ed è quindi, oltre che controproducente, anche anticostituzionale. I nostri padri e le nostre madri costituenti hanno costruito delle fondamenta solide con l’art. 21, non pensiamo però che non possano essere intaccate da questo governo (s)fascista, anzi, protestiamo il più possibile anche e soprattutto in piazza contro il cambiamento climatico e questo e tutti i governi che non vogliono affrontarlo; contro il nuovo fascismo e questo governo che ne è caricatura italica (sembra assai efficace), e contro le falsità sulle libertà che noi non dobbiamo condividere e credere, perché come popolo meritiamo di meglio della solita farsa populista e sciovinista, meritiamo un sistema paritario per uomini, donne, queer e migranti, nella sanità, nei trasporti, nei salari, nella libertà di pensiero.

E anche basta con nuovi reati, nuove pene e nuovi orrori, anche perché noi romperemo comunque la regola. Per indole, più che per stile.

 

 

(24 settembre 2024)

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