di Giovanna Di Rosa
Meloni ha portato a casa il risultato. Piaccia o no, l’assetto strategico della presidente del Consiglio e il rapporto politico costruito con la nuova regina d’Europa – che non è Meloni, esimio collega, è Ursula Von der Leyen – hanno permesso a FdI di poter gioire di uno dei pochi risultati che questo governo porta a casa senza avere dovuto fare promesse da bar dell’angolo in campagna elettorale. Onore al merito. Per l’Europa Fitto è fit to, cioè adatto a. A cosa lo vedremo.
Sesto vice-presidente dell’UE con ruolo esecutivo, il suo portafoglio è quello che venne affidato cinque anni fa al Portogallo, cinquanta milioni di abitanti meno dell’Italia, Portogallo che insieme alla Spagna si è portato a casa i portafogli più pesanti. E’ un dettaglio. E ne gioiranno dentro la penisola iberica. Come è giusto che sia.
Nel frattempo sia consentito scrivere che Meloni ha ottenuto il risultato usando probabilmente in Europa le carte che non usa in Italia e che sono la chiarezza, la capacità di mediare, il fiuto politico, il compromesso e il fiuto. Qualità che in Italia non ha bisogno di usare, evidentemente, sia perché la donna forte piace, sia perché dato il livello di coloro di cui si è circondata non serve tanto sforzo.
La nomina da Giubileo avviene mentre i portafogli importanti e le cariche che contano, sono state destinate al nord Europa (si legge ai tedeschi o alla Germania, come vi sembri più opportuno) e mentre si muovono reazioni che tenterebbero di far credere che con Fitto vicepresidente a Bruxelles il destino dell’Italia cambierà. Sono panzane.
(18 settembre 2024)
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