di Samuele Vegna
Non dovrebbe trovare spazio nella realtà della normalità che due uomini o due donne che manifestano il proprio amore in pubblico vengano aggreditə fisicamente, non c’è un apparente ed evidente motivo valido; e del resto una persona transgender non dovrebbe essere aggredita perché esce dalla porta di casa: la libertà deglə altrə se ti crea un problema in questa maniera e per queste non-ragioni talmente da farti arrabbiare, significa che il problema nelle testa lo hai tu, non chi esprime liberamente il suo amore per sé stessə e per qualcun altrə.
Pare invece normale “convertire” chi è differente (ma davvero ci sono delle differenze, non respiriamo tuttə nello stesso modo?). Chi non si fa convertire, chi ne ha la forza, diventa un soggetto fragile e debole e deviato meritevole di essere menato, pare, in Italia, per lo meno secondo certa gentaglia.
Jainel ieri mattina presto verso le quattro stava uscendo da un locale di Torino, mano nella mano con il suo compagno, quando è stato avvicinato da due ragazzi che lo hanno picchiato dandogli un pugno sul naso, pare proprio perché teneva per mano il suo compagno, senza violare alcuna legge, se non quella tacita e silenziosa che attualmente è favorita dal silenzio di troppe delle nostre istituzioni e che piace molto ai fascisti nota come omotransfobia, che è legge non scritta ma che vive e respira in Italia, giorno e notte.
Jainel subito è caduto a terra ma il suo compagno ha messo in fuga i due, e nessuno dei due è in pericolo di vita, per fortuna.
La mia riflessione è sul pregiudizio, sulla goliardata, sull’odio, sul metodo e forse su una sorta d’iniziazione (s)fascista dallo stile mutuato da quello delle gang più violente e omofobe, come a volersi dimostrare superiori e prevalenti sui soggetti ritenuti “deboli”, picchiandoli. Si tratta di una-idea che non deve diventare una regola o un legge non scritta in un Paese democratico ma noi sappiamo che l’Italia è un Paese con la pancia piena d’odio e che a chiamarlo democrazia ci vuole fantasia, per citare Gaber.
Forse ci dobbiamo muovere anche noi che non siamo malatə di odio per far capire a certe parti del popolo che non è più permesso comportarsi e agire in questa direzione, che noi non lo permettiamo e che noi ci ribelliamo e stiamo vicinə immediatamente a chi è colpito da soprusi e abusi, perché la nostra libertà e la nostra serenità sono più importanti della loro follia e delle loro non-idee malate, perché la malattia è loro, l’anormalità è loro, il Male sono loro, quellə che odiano.
Non crediamo mai alla narrazione vannacciana, alla narrazione svalutante dell’odio, ascoltiamo ma demistifichiamo le loro atroci bugie e opponiamoci sempre alle loro feroci azioni con le nostre idee, i nostri veri valori e i nostri forti corpi : stiamo più vicinə alle vittime delle aggressioni che sia giorno o notte, e aiutiamole ad andare avanti, a stare meglio, e proteggiamole; andiamo oltre, facciamo del bene, costruiamo una società migliore, dipende tutto da noi, singolə, uomini e donne.
(18 settembre 2024)
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