Metti che l’augusta famiglia non veda più di buon occhio la partecipazione di Forza Italia al governo più a destra della storia d’Italia – e quello più inconcludente che taglia i servizi ai poveri per togliere tasse ai ricchi, nonostante in campagna elettorale la presidente del Consiglio che “ho fatto il possibile” mano sul cuore e ora mi riposo un po’, perché me lo posso pure permettere, avesse promessi il contrario.
Metti che l’augusta famiglia non veda più di buon occhio la partecipazione di Forza Italia al governo più a destra della storia d’Italia, che però agli Italiani sembra continuare a piacere, a guardare ai sondaggi – perché noi italiani siamo così: più ci schiafffeggiano più ci piace. Non prima o dopo, invece.
Metti che l’augusta famiglia non veda più di buon occhio la partecipazione di Forza Italia al governo più a destra della storia d’Italia e lo abbia chiarito con molta forza dopo gli interventi della Marina e del Piersilvio che non le avrebbero mandate a dire, certo se le orecchie son sorde puoi gridare finché vuoi, idee chiare e conti alla mano (e segretario al guinzaglio). Metti che continuino ad infastidirsi, quelli dell’augusta famiglia per le continue ipotesi di tassare le banche ché con quella cassaforte di Mediolanum tra le mani meglio non rischiare. Metti che questi decidano di dire basta nonostante Tajani, se ne vedrebbero delle belle.
Poi c’è sempre la storiella vendibile dell’augusto fondatore che non si riconoscerebbe nei valori dell’attuale maggioranza di governo, quasi che quei valori lì li avessimo sdoganati noi e non lui durante il liberi tutti del 1994 (pregevolmente sintetizzato dai Guzzanti nello slogan “Facciamo tutti quello che cazzo ci pare” di guglielmiana memoria), che parrebbe un’eccellente scusa per far saltare il banco. Ma con calma, pazienza e soprattutto savoir-faire: mica si può dire semplicemente “si fa come diciamo noi”.
(6 agosto 2024)
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