di Claudio Desirò
Assist di Renzi e gol di Schlein, abbracci e felicità durante i calci di rigore: nulla di strano per una partita di calcio. Ancora meno nel caso di una partita di beneficenza, una festa, tra politici e cantanti. Nulla di strano se qualche giorno prima non ci fossero state le parole del Senatore di Rignano, impegnato da qualche settimana in uno strenuo corteggiamento alla Segretaria dell’amato-odiato PD.
“Dobbiamo prendere atto che per Italia Viva si chiude un ciclo”, e ancora “Dobbiamo accettare la sfida di un centrosinistra larghissimo, senza accettare veti su di noi, ma a quel punto senza mettere veti sugli altri”. Parole che indicano la via scelta, senza tentennamenti: un’inversione ad U rispetto alla scelta di qualche anno prima di uscire dal PD per cercare uno spazio alternativo, offrire almeno sulla carta una casa al residuale mondo riformista della sinistra, allontanandosi dal populismo di piazza e di slogan tanto in voga da quelle parti. Certo, la rottura fu molto teorica, con gran parte del gruppo dirigente che mai si è del tutto affrancato da una sudditanza dai nemici-amici del PD. Così come la poco nutrita base elettorale, sempre strabicamente orientata a sinistra, a dispetto della teorica volontà di essere alternativi ad un bipolarismo mai digerito. Una svolta netta, che sancisce la fine di un percorso e l’inizio di un altro. O, meglio, si certifica quello che è sempre stato il percorso reale, adeso a quella sinistra con cui si dice di non condividere nulla, dalla politica estera all’economia, ma dalla quale, nonostante la scissione sulla carta, mai ci si è distaccati. Campi larghi, larghissimi, infiniti come le regole del gioco, cioè la legge elettorale, richiedono. Con buona pace dei romantici sognatori di contenitori alternativi che in un sistema maggioritario non hanno spazio, ancora più evidenziato dal clamoroso flop europeo proporzionale.
Una scelta, quella di Renzi, che esattamente come quella della fuoriuscita dal PD, profuma di ricerca personale di sopravvivenza. D’altronde la scaltrezza e la strategia sono doti che certo non difettano al leader della fu Italia Viva: davanti all’evidenza di un’impossibile creazione di soggetti distanti dai due poli, non rimane altro che tornare a casa, per cercare di rimanere ancora in auge. Ancora per un po’. Lasciando spazio ad altri peripatetici sognatori che, a livello nazionale o sui territori, amano parlare di novità, di politica alta ed altra, di alternative varie. Parlando a pubblici sempre più esigui, con l’unica soddisfazione di ascoltare la propria voce per dirsi esistenti ed influenti. Nonostante i risultati elettorali.
(18 luglio 2024)
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