Il governo del Gambia, striscia di terra lungo l’omonimo fiume rubata dagli inglesi alla Francia perchè era così bello sfruttare le terre altrui a turno, e che si trova proprio al centro del Senegal, è una terra bellissima dove i diritti umani sono proprio soltanto due parole al vento. Quelli delle donne nemmeno esistono.
Non si spiega infatti, né si spiegherà in futuro (ma il passato starebbe invece lì a spiegare benissimo cosa sta succedendo, e sarebbe meglio dare un’occhiata)come mai il governo del Gambia abbia prima dato l’impressione di volere dire definitivamente basta alla mutilazione genitale femminile per poi cambiare idea perché – per dirla con una rappresentante dei diritti delle donne secondo lei – “La circoncisione femminile non è affatto pericolosa” come da dettagliata cronaca del New York Times.
Tre quarti delle giovani donne del paese vengono amputate genitalmente, generalmente fuori dal paese perché quelle in giovane età in Gambia non possono farlo, con la complicità delle famiglie: madri, zie e nonne. Se in un folle afflato di umanità il Gambia avesse mantenuto l’abolizione dell’orrenda pratica sarebbe passato alla storia come il primo governo al mondo a recedere dall’attaccamento al medio evo culturale. Hanno scelto per stare dove stavano, ovvero rifiutare di rimanere dove l’autocrata Jammeh li aveva riportati nel 2015: nella civiltà nonostante lui. Perché almeno la circoncisione femminile, come la si definisce volgarmente, Jammeh l’aveva proibita.
Lo scorso hanno tre donne sono state imprigionate per avere rifiutato di sottoporsi alla mutilazione genitale. Una barbarie che condanna il Gambia, e molte nazioni della zona, a un isolamento crescente. Culturale e, quindi, economico.
(15 luglio 2024)
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