di Vittorio Lussana
L’emendamento al decreto sulle liste di attesa, presentato dal senatore leghista Claudio Borghi in commissione Sanità e relativo all’abolizione dell’obbligo vaccinale per i minori, anche se dichiarato “inammissibile per materia” ha reso pienamente la misura dell’ottusa irresponsabilità della nostra attuale classe politica.
Per meri motivi di visibilità, si sostengono tesi antiscientifiche che si richiamano a un assolutismo bigotto, che tende ad accusare gli altri di quello stesso dogmatismo praticato al fine di raccattare i voti di terrapiattisti, ‘No vax’ o di coloro che negano che gli Stati Uniti siano andati sulla Luna, tanto per intenderci.
Innanzitutto, Claudio Borghi, nei giorni in cui si ventilava l’ipotesi di una modifica della legge Lorenzin, parlava tranquillamente di 12 vaccinazioni obbligatorie e del fatto che, in Europa, solamente Italia e Francia imporrebbero tale obbligo, finalizzato a consentire l’accesso dei minori alla frequentazione scolastica. E già questo segnala un’ignoranza legislativa allarmante, poiché noi e i francesi non siamo gli unici Paesi ad aver legiferato in tal senso. In secondo luogo, le vaccinazioni obbligatorie previste attualmente dalla norma Lorenzin sono 10 e non 12: questi neanche leggono le norme che vorrebbero modificare o sostituire.
Gli obblighi vaccinali non esistono solamente in Italia e in Francia: la Germania prevede l’obbligo di sottoporre i bambini alla vaccinazione contro il morbillo, senza la quale l’accesso agli asili e alle scuole elementari viene negato; in Belgio, risulta obbligatoria quella contro la poliomielite; altre nazioni prevedono l’obbligo per almeno dieci vaccinazioni: tra le altre la Bulgaria, la Croazia, la Lettonia, la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovenia e la Slovacchia.
Oltre a ciò, la legge sull’obbligo vaccinale per bambini e adolescenti, voluta dall’ex ministra della Sanità, Beatrice Lorenzin, nel 2017, prevede l’obbligo delle seguenti vaccinazioni: antitetanica; antipolio; antidifterica; antiepatite B; antipertosse; l’antiinfluenzale di tipo b; antimorbillo; antivaricella; antirosolia e antiparotite.
Detto questo, dopo l’introduzione di tale normativa, la percentuale di bambini vaccinati, per esempio, contro il morbillo – una patologia che preoccupa particolarmente per l’elevata contagiosità e le complicazioni, anche gravi, che in alcuni casi può comportare – è salita dall’87% al 94%. Ovvero, ancora non ha raggiunto quella copertura del 95% necessaria, secondo l’Oms, a garantire l’immunità di gregge e il debellamento del virus per lo meno in Italia.
Chi si occupa di politica sanitaria dovrebbe tener presente che, sin dagli anni ‘60 del secolo scorso, cioè dopo l’introduzione del vaccino contro il morbillo (che a quei tempi causava, nel mondo, più di 2 milioni di morti all’anno), il numero dei decessi è sceso attorno ai 135 mila l’anno (136.200, secondo i dati dell’Istituto superiore di Sanità relativi al 2022). Io stesso ho perduto un parente in famiglia: uno zio diretto, fratello di mia madre, che non ho mai potuto conoscere in quanto deceduto, a 8 anni, a causa di un morbillivirus non diagnosticato.
Sia come sia, per qualunque malattia infettiva l’obbligo vaccinale è necessario, al fine di raggiungere la cosiddetta immunità di gregge: quella forma di protezione collettiva indiretta che tutela anche chi, per motivi specifici, non può ricevere le vaccinazioni. Ma anche intorno a ciò, dobbiamo segnalare una sorta di antipolitica sanitaria che tende a ridurre ogni questione di salute pubblica a mero fatto individuale, non standardizzabile. Ebbene: si sappia che l’individualismo assoluto non è un tipo di liberalismo, bensì una forma di egoismo qualunquista, che travalica i confini della diffidenza nei confronti del prossimo, sfociando nel menefreghismo.
Come al solito, l’Italia continua a essere la vittima predestinata di retaggi d’inciviltà, giuridica e morale, che dovrebbero essere considerati come elementi di un’asocialità totalmente superficiale. Subculture che dovrebbero bastare a considerare un esponente politico totalmente inadeguato a occuparsi di politica sanitaria. Una selezione che, un tempo, avveniva all’interno dei Partiti politici, mentre oggi non più: come sia stato possibile che Claudio Borghi, il quale si è sempre occupato di economia bancaria e di scienze delle finanze, sia finito in commissione Sanità presso il Senato della Repubblica, rappresenta una questione che coinvolge i vertici stessi del proprio movimento politico-partitico. Ovvero, Matteo Salvini, il quale si sta rivelando, per ogni giorno che passa, sempre più dannoso per la forza politica di cui è leader, per la propria coalizione di governo e per l’intero mondo politico italiano.
Tornando all’obbligo vaccinale, è vero che l’immunizzazione collettiva si può raggiungere in due diversi modi: 1) per contagio; 2) tramite somministrazione del vaccino. Ciò, tuttavia, non significa che possa bastare una semplice raccomandazione: è preferibile raggiungere l’immunità di gregge attraverso le vaccinazioni, anziché mediante diffusione della malattia, perché quest’ultima soluzione può comportare decessi evitabili o non necessari. Cosa ci vuole a capire un dato scientifico così semplice?
Ovviamente, non si tratta d’ignoranza, ma di sciacallaggio. Una forma di disinformazione sostenuta non soltanto da qualche sito spericolato o dai social network, ma anche da una serie di organi d’informazione nazionale, cartacei e radio-televisivi. Organi i quali, grazie a una stravagante forma di lobbing corporativa, continuano imperterriti a fomentare pregiudizi e a svolgere un’attività di disinformazione che non solo vìola ogni deontologia professionale, ma addirittura rischia di sfociare nel crimine vero e proprio, nel merito di questioni dove dovrebbero contare dati certi e fonti certificate.
Insomma, l’abolizione dell’obbligo vaccinale sarebbe un passo indietro. Soprattutto, rispetto ai risultati che sono stati ottenuti in passato: perché dobbiamo gettare tutto quanto a mare? Per far avere 4 voti in più a un Partito politico gestito da una classe dirigente totalmente priva di scrupoli? Perché banalizzare una questione così delicata? Per favorire nuovi episodi epidemici, che garantirebbero nuove occasioni per essere intervistati o andare in televisione?
Io non voglio alcun male ai colleghi del giornalismo italiano. Soprattutto, quello del mondo televisivo e radiofonico.: sono consapevole di come sia diventato difficile riuscire a guadagnarsi la pagnotta. E’ esattamente questo il ricatto degli editori. Tuttavia, voglio lanciare un avvertimento ben preciso e circostanziato: la questione si va indirizzando verso una resa dei conti che, anche se non potrà mai essere definitiva, comporterà una notevole assunzione di responsabilità personale e professionale, per essersi inventati dei veri e propri esperti del nulla e per aver invitato, ripetutamente, in trasmissione personaggi inqualificabili. Anche per questo motivo, il nostro settore è entrato in una crisi irreversibile: non si tratta esclusivamente di retorica della rete.
Cercate, dunque, di comprendere, adesso, come stanno messe le cose, perché la realtà italiana sta diventando sempre più chiara ed evidente. Per tutti.
(12 luglio 2024)
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