di Claudio Desirò
Le mirabolanti evoluzioni del sedicente Avvocato del Popolo, al secolo Giuseppe Conte, ormai non stupiscono più: tra dichiarazioni tragicomiche, inversioni ad U e populismo d’accatto un tanto al chilo, l’ex Presidente del Consiglio riesce sempre nell’impresa di fare peggio di quanto fatto precedentemente, pur di tentare di rimanere a galla all’interno della scatoletta di tonno, un tempo tanto odiata dagli adepti del suo fu-movimento. Una totale assenza di sostanza e di credibilità politica chiara a tutti, tranne che ai suoi ciechi supporters ed agli alleati che di volta in volta gli si affiancano pur di nutrirsi del residuale sostegno elettorale che ancora gli è rimasto. Prima, Presidente del Consiglio del Governo più populista mai visto, affiancato da Matteo Salvini, poi nello stesso ruolo dall’altro lato della barricata ed indicato dall’alleato Zingaretti come “il punto di riferimento del riformismo italiano”. A suon di Redditi e di Bonus, “gratuiti per tutti, ma non per lo Stato”, è ora bramato come un amore impossibile dal nuovo PD, di piazza e di slogan che, dimenticato il riformismo, ne insegue le non-politiche da recupero consenso.
Il nostro eroe che ha governato con tutto ed il contrario di tutto, anche in Europa porta avanti la propria linea (non)politica, farcita di voltagabbanismo di sopravvivenza: dopo aver votato 5 anni fa a favore della “Maggioranza Ursula” si appresta, ora, a votare contro quella stessa coalizione. D’altronde, la coerenza non è di casa tra i grillini. Una scelta che gli permette anche di trovare una casa europea, per ora in prova, in quel gruppo parlamentare euroscettico, filoputiniano ed antisemita di “Gauche”, alleato perfetto per sinistra e presunti riformisti nostrani, pronti a sacrificare i proprio valori, pur di portare a termine alleanze in grado di “battere il nemico”. Se, poi, con gli alleati non si condivide nulla e non si riuscirà a governare poco conta: l’esultanza per la vittoria non vittoria di Macron ne è la dimostrazione. Ma questa è un’altra storia: la storia dello sfascismo intellettuale e politico del sinistra-centro.
Sinistra-centro, con il PD in testa che, mentre prova ad attaccare strumentalmente e tramite chili di demagogia l’attuale maggioranza, sembra non vedere al suo interno le importanti truppe filoputiniane e contrarie al MES con cui c’è ormai un’alleanza organica, salutata con favore anche dall’idolo degli antipopulisti da social, Matteo Renzi. Forse consapevoli che con il camaleonte del popolo non è mai detta l’ultima parola, probabilmente contano sul fatto che un giorno abbandonerà anche Putin e salirà sul carro della Nato. E se questo gli permetterà di vivere politicamente ancora per qualche tempo, sarà sicuramente in grado di farlo.
(11 luglio 2024)
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