di Samuele Vegna
In questi giorni si parla molto di destra: la destra fascista e totalitaria d’Italia viene definita estrema, invece la destra estrema negli altri Paesi europei è definita “ultradestra” o “neonazista”. E trovo però incredibile che non si utilizzi lo stesso termine per lo stesso metodo.
Il fascismo, è infatti un metodo, che non riguarda solo la destra. Il metodo fascista non risiede soltanto in Gioventù nazionale: quello che noi abbiamo visto tramite l’inchiesta di fanpage è soltanto ignoranza pura, non rappresenta il nucleo del fascismo in quanto tale, e sarebbe anche interessante, in realtà, svolgere inchieste simili in altre affiatate gioventù partitiche, dai Giovani Democratici ai giovani dei Cinque Stelle, passando per Azione e gli altri partiti perché il fenomeno non riguarda soltanto le gioventù partitiche che stanno di là; come ho detto, il fascismo è trasversale ed è un metodo.
Che metodo è?
Si tratta soprattutto dell’abuso di potere grazie al quale si estromettono persone da determinati ruoli per inserirne altre, in maniera subdola o silenziosa, per esempio, ritenute più in linea. Il fascismo è anche raccontare male la Storia, il fascismo è anche ridurre i fondi alla sanità pubblica, è il saluto fascista di dannunziana memoria (lo inventò D’annunzio, non Mussolini, e nemmeno Giulio Cesare), in pubblico, facendosi riprendere e pubblicando il video come il neo sindaco di Antegnate (BG) che è nelle fila del partito di Giorgia Meloni.
Il fascismo è il metodo che spinge il popolo alla disperazione in svariati campi, e soprattutto, non concede veramente diritti ma fa accordi sotto banco, come per la Legge sulle Unioni Civili.
La rubrica grazie alla quale mi leggete – mi accorgo che si chiama “Liberə tuttə” e che dovremmo occuparci di libertà d’espressione. Ecco: il fascismo non racchiude alcuna libertà, ma semmai, la prevaricazione di uno sull’altro, il comando assoluto di alcuni, e questo accade in ogni forza politica. E ovviamente, troppo spesso, corruzione e collusione con mafia e con traffici di droga e di esseri umani. Parliamo del metodo, va ripetuto, non delle persone. Cose che accadono a destra, accadono a sinistra, accadono al centro, accadono nel mondo che abbiamo contribuito a creare. Laddove vi sentirete maltrattatə, estromessə, laddove il vostro avversario a volte vi vede come nemico, è lì che dovete gridare, dovete fare casino. Anche il casino è trasversale e, anche se non sembra, sappiate che serve, perché il dibattito si riaccenda, e perché alzare la voce di fronte al male e all’orrore è una cosa umana. Agiamo, anziché pensarci troppo.
Chi ci fa del male, chi guadagna dal nostro lavoro senza pagarci e senza darci nulla indietro se non la falsità delle sue promesse, deve prendersi le proprie responsabilità, e noi come singolə abbiamo la responsabilità di far saltare il tavolo quando ci pare e piace. Non siamo obbligatə a subire o a sopportare nulla che ci faccia male, e chi vince una volta, chi vince una battaglia, non significa che abbia vinto la guerra, chi vince le elezioni non significa che sia per davvero dalla parte giusta della Storia. Michela Murgia direbbe: rompete la regola.
Facciamo dunque un gran casino quando ci vogliono distruggere, perché di vita ne abbiamo una sola.
(25 giugno 2024)
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