Un colpo di qua e uno di là ecco realizzato il sogno di distruggere l’Italia partorito, in stile post-Gelli, poco più di tre decenni fa e che, nonostante la fretta del Grande Sdoganatore, viene realizzato (e staremo a vedere come andrà a finire, perché mica finisce qui) dai suoi figlioli politici a colpa d’ascia revanscista, revisionista, restauratrice, autarchica. A colpi di voti, in ultima analisi, perché i partiti secessionisti sono piaciuti tanto (e ancora piacciono) al Sud come al Nord. Oggi forse più a Sud.
Disfatta l’Italia disfattiamo gli Italiani, è il grido di guerra: l’Autonomia differenziata approvata con grida di giubilo del Calderoli famoso autore del porcellum – strada aperta con la sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione (D’Alema disse “Non lo cambiai io“, un genio) – era stata preceduta da quella roba che la presidente del Consiglio che doveva diventare Regina d’Europa, una “nuova Merkel” come da augusto vaticinio di Italo Bocchino da Lilli Gruber, chiama “Premierato” e che non si capisce cos’è se non una svolta autoritaria in nome della uoma al potere del quale ha parlato su X in questi termini: “Rafforzare la democrazia, dare stabilità alle nostre Istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati”.
E capirete che dopo una simile dichiarazione la sensazione di avere vissuto in una dittatura feroce senza essersene accorti, sfiora.
Eppure a pensarci bene risulta che Meloni abbia vinto nel 2022 elezioni regolari; che altrettanto regolarmente abbia avuto un 1,2% di aumento di voti alle ultime Europee (che non la tolgono dall’irrilevanza politica a Bruxelles ed è furiosa); che Berlusconi sia stato a sua volta eletto varie volte con elezioni perfettamente regolari; che Salvini fosse investito di una valanga di voti alle precedenti Europee, salvo scivolare al Papeete, ma non per un colpo di stato forse per un colpo di testa; che Renzi abbia ottenuto oltre il 40% (quando fu il suo turno) in maniera perfettamente regolare.
Dove sta tutta questa necessità di ridare la parola a questa Italia a cui la parola non manca ma, a furia di essere presa per il culo, ha persino smesso di andare a votare?
Eccola l’Italia che vogliono. Vogliono l’Italia che non c’è (cioè quella che loro hanno in testa e non vi raccontano) e per ottenerla si inventano un’Italia che non c’è: che è quella reale dove viviamo tutti i giorni. Un gioco di prestigio inaugurato, anche questo, dal Grande Sdoganatore anche imprenditore televisivo. Quello, per dirla con Grillo, che prende voti anche da morto.
(19 giugno 2024)
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