Non è stata una grande uscita quella del tedesco Scholtz quando ha ricordato, velenoso, che Giorgia Meloni è di destra (lui ha detto estrema destra). Sappiamo bene in questo paese chi è: chi non la vota e chi la vota. Ne conosciamo difetti e pregi. Perché è umana anche lei. Scholtz dovrebbe guardarsi in casa, perché l’estrema destra tedesca addirittura sta più a destra della nostra. Come vede si può solo migliorare. Magari tacendo.
E non è che si voglia difendere Meloni. Lei sa benissimo come difendersi. Sa persino come rendersi indifendibile – se non si menzionano i peones che la circondano come se fosse un santino e che la difendono qualsiasi cosa accada (finché farà loro comodo). Sono scaramucce da poltrona, capite. Perché a Scholtz la poltrona continua di Ursula Von der Leyen mica fa dispiacere, anzi. E Meloni che la politica, piaccia o no, la sa fare avrà già definito i paletti dentro i quali è disposta a muoversi per non fare sgambetti sgraditi. certo, per dirla con Tajani, bisognerebbe “usare toni consoni”, magari ispirandosi a Berlusconi che dava dei “kapò” ai suoi avversari politici e definiva “culona inchiavabile” cancelliere potentissima. Perché la destra italiana è estrema anche in quello: nei consigli. Li elargisce a tutti, poi fa il contrario. Ma guai a ricordarglielo.
Meloni, da parte sua, ha già un supercommissario europeo in testa, anzi, una supercommissaria: Eleonora Belloni, dicono i bene informati. Un carico da undici, un pezzo da novanta, la figura che Renzi ha trombato per il Quirinale venti minuti dopo che il suo nome era stato ventilato. Renzi che va Belloni che trovi.
(16 giugno 2024)
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