di Claudio Desirò
Alla fine si è votato, o meglio meno della metà degli italiani ha votato, ed i risultati sono stati grosso modo quelli che ci si aspettava.
Nel panorama dei Paesi fondatori l’Unione Europea, l’unico Governo a rafforzarsi è quello guidato da Giorgia Meloni. Infatti, mentre Macron e Scholtz subiscono una clamorosa debacle interna, che ne metterà a rischio la durata in carica nel prossimo futuro, grazie alla crescita di Forza Italia ed al grande risultato di Fratelli d’Italia, il Governo del nostro Paese esce rafforzato da questo appuntamento elettorale. Un risultato per nulla scontato in un’elezione che negli USA chiamerebbero di mid term, solitamente ostica per gli Esecutivi in carica, e che sottolinea il grande risultato della Presidente del Consiglio, che incamera più di 2 milioni di preferenze personali. Un centrodestra che cresce nel complesso e nelle percentuali totali, a differenza di un centrosinistra in cui i vasi comunicanti si scambiano voti, mentre larga parte del loro elettorato decide per il non voto. Certo, chi si astiene perde sempre, ma una riflessione andrebbe fatta su questo punto. Andrebbe, ma non si farà, in quanto i leader, o presunti tali, sono troppo concentrati nella lotta intestina a primeggiare rispetto all’alleato. O presunto tale, anche lui.
In mezzo, ma non troppo essendo sempre e da sempre allineati con la sinistra populista contemporanea, la sparizione del trio delle meraviglie Bonino-Calenda-Renzi (in rigoroso ordine alfabetico) che, nonostante il collage di simboli presentati a supporto delle due liste, non superano lo sbarramento del 4% e rimangono tagliati fuori dal Parlamento Europeo. Una non notizia, essendo la saga del cosiddetto terzo polo, defunto da tempo, una tragicommedia la cui trama, nelle varie puntate, non ha nemmeno bisogno di spoiler, tanto è prevedibile nelle evoluzioni. Un risultato oltre il negativo che non spinge ad autoanalisi dei propri fallimenti e che vede la rincorsa dei tre ipertrofici ego ad additare all’altro la responsabilità della non rappresentanza parlamentare. Certo, ci attenderanno altre puntate nella mission impossibile del pseudo centrismo di sinistra italiano, perché nonostante anche nell’unico appuntamento con una legge elettorale proporzionale, quindi teoricamente favorevole, non siano riusciti a raccogliere un risultato minimo, per la loro sopravvivenza e per quella dei propri ego ipertrofici, ci riserveranno nuove evoluzioni. Evoluzioni in cui saranno supportati dai pochi che ancora non si arrendono all’evidenza della politica contemporanea, fatta di regole del gioco, ossia leggi elettorali, che contrastano con l’esistenza di soggetti terzi, ancor più se questi sono guidati da primedonne disposte a tutto solo per superare l’ex amico-socio-alleato del passato a supporto del proprio, sempre ipertrofico, ego.
Nel frattempo, grazie all’evidente polarizzazione ideologica condita di slogan e distante dal Paese reale che, proprio per questo, vota sempre meno, personaggi come Salis e Vannacci siederanno a Bruxelles, per la gioia dei rispettivi sbavanti ultras. Ma questa è un’altra storia. Un’altra tristissima storia, infarcita di polarizzazione estrema e contraddistinta dall’assenza di contenuti degni di nota.
(14 giugno 2024)
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