di Alfredo Falletti
Fin troppo spesso si cita “Il Gattopardo”, il famoso romanzo di Tomasi di Lampedusa, quale icona del cambiar tutto per non cambiare nulla, ma, a ben guardare, il vero mondo gattopardesco è tra transatlantici, bouvette e hotel della Capitale di questa Italia la cui politica é sempre più divisa, contraddittoria e schizofrenica, votata solo a reciproci vittimismi e parole “travisate” come se chi le abbia pronunciate sia di nazionalità diversa da chi le abbia ascoltate e interpretate.
Palazzi in cui si consumano finzioni teatrali e si programmano realtà di fatto oltre i confini di ogni codice, nei quali vittime e carnefici non sono mai cambiati fin dai primi passi di questa Italia spacciata fraudolentemente per “unita”. I medesimi palazzi nei quali i Parlamentari sono scevri da ogni convinzione personale e schierati con il padrone che li ha piazzati al posto dove si trovano e ben poco o nulla importa se tradiscano la propria gente e la propria terra per una ciotola di potere ed una seggiola precaria.
È lungo l’elenco dei disastri nei quali cerca di galleggiare la gente aspirando anche solo alla sopravvivenza: una sanità pubblica ormai al collasso tra mancanza di medici fuggiti all’estero o indirizzati a rivolgersi alle strutture private per poter lavorare in modo civile; una scuola con un’edilizia scolastica che non contempla nessun concetto di sicurezza degli studenti che vivono gran parte della propria giornata in edifici che la cronaca ci consegna con soffitti che crollano, privi di riscaldamento, con classi sparpagliate tra più plessi e docenti emuli maratoneti; infrastrutture in sovrappiù in alcune aree e del tutto assenti in altre tra progetti fantasiosi e ciclopici poco importa se realizzabili o concretamente (in) utili; opportunità per i giovani pressoché nulle tanto da determinarne un’emigrazione di quasi 200.000 giovani concittadini ogni anno il cui 75% è laureato/diplomato; anziani senza assistenza e con pensioni da miseria dopo una vita di lavoro; il 10% della popolazione sotto il limite di povertà assoluta ed un altro 10% in serie e sempre maggiori difficoltà al di sotto del limite della dignità; unico Paese europeo in cui i salari odierni sono inferiori rispetto a quelli di trent’anni addietro.
Tutto questo tra madri sempre incinte di riforme sempre abortite, propagande in stile “vota Antonio La Trippa” dell’immenso Totò e applicazioni di regole di infausta memoria con annessa affermazione di menzogne – tentando di tacitare la libera stampa d’inchiesta – fin quando queste si trasformino in realtà acquisita dall’elettorato votante: unica funzione ritenuta interessante dal sistema politico.
Si afferma che il tempo sia galantuomo, ma certamente da fin troppo tempo questo Paese è in tanatosi, in uno stato di incoscienza dal quale si spera possa svegliarsi conquistando memoria e consapevolezza così da dare la giusta ricompensa agli avventurieri della politica sguinzagliati dai padroni a questuare voti con promesse la cui vacuità è pari solo alla loro mancanza di dignità. A dimostrazione che il tempo galantuomo a volte è anche un po’ troia.
(3 giugno 2024)
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