di Alfredo Falletti
La politica tracima prevalente su tutto quel che sia o pretenderebbe di essere informazione esonadndo anche nell’ambito dell’intrattenimento ad ogni ora del giorno e con i personaggi spesso più improbabili o addirittura improponibili. Eppure per temere conto di cosa sia davvero la politica, bisogna risalire alle contrapposizioni tra gli assunti di Platone e Socrate perché non sarebbe sufficiente limitarsi più modestamente al concetto di politica al servizio della gente o, più biecamente, al concetto inverso di popolo succubo della politica al servizio di se stessa e dei suoi epigoni e pretoriani.
Non è necessario scomodare Kant secondo il quale “Il diritto non deve mai adeguarsi alla politica, ma è la politica che in ogni tempo deve adeguarsi al diritto” per assistere al soggiacere del diritto alla politica che ne dà interpretazione a proprio uso e soprattutto consumo. E non è il caso di evocare Ernesto Che Guevara che affermava “Vale la pena di lottare solo per le cose senza le quali non vale la pena di vivere” per rendersi conto che un popolo avviato all’assuefazione da privazione di diritti vitali e di opportunità di dignitosa sopravvivenza soprattutto per i giovani sempre più migranti verso altre Patrie che li accolgano e amino, sembra non avere vie di scampo alla stupidità e alla manipolazione.
In compenso vengono generosamente e strategicamente elargiti, insieme al calcio, intrattenimenti di pessima qualità inneggianti al “panem et circenses”: pratica che richiama Ottaviano Augusto che dopo aver depotenziato il Senato e potenziato i suoi Cavalieri, con questi comandava pressoché senza alcun contrasto. Tutto ciò dovrebbe far pensare a qualcosa o a qualche luogo ove “pensare” sia ancora possibile.
(1 giugno 2024)
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