di Claudio Desirò
Per chi è nato in epoca di Prima Repubblica, con la Legge Elettorale proporzionale, il tutti contro tutti che si scatena durante la campagna elettorale per le Europee, non può certo essere una novità. Diverso discorso per coloro che sono nati e cresciuti nel nuovo corso maggioritario e che, a scadenza quinquennale, assistono a settimane di querelle e frecciate anche tra gli alleati delle coalizioni presuntamente granitiche, prima e dopo il voto per Bruxelles.
Una rincorsa all’ultima preferenza durante la quale non si disdegnano attacchi a nessuno, soprattutto nei confronti di coloro che occupano gli stessi spazi politici e con i quali si condivide parte del proprio elettorato.
Ed è così che, sia nel centrodestra che nel centrosinistra, si assiste a scambi accesi tra alleati, fino al 9 giugno avversari, cercando di strappare un consenso in più rispetto al competitor di turno. Nel mezzo, gli accrocchi plurisimbolo di un centro, o pseudo tale, che rincorre il superamento dello sbarramento del 4%, non riuscendo ad attirare particolare attenzione o simpatia da parte dell’elettorato eventualmente sensibile. E mentre i centristi cercano di sopravvivere alle proprie divisioni ed agli ego ipertrofici dei suoi presunti leader, nelle due principali coalizioni si assiste al continuo scambio di accuse, di coltellate e di slogan e contro-slogan.
Da un lato, a farla da padrona, lo scontro tra Tajani e Salvini riguardo le alleanze europee, in particolar modo col mondo sovranista incarnato dalla Le Pen. Dall’altro, Gentiloni che si distingue dal resto del mondo PD, continuamente genuflesso all’altare grillino, che smentisce la fantasiosa narrazione di Conte riguardo i meriti ed i calcoli del pnrr, ricordando come fu un algoritmo ad assegnare i fondi ai Paesi UE e non certo le presunte mirabili capacità del sedicente avvocato del popolo.
Uno spettacolo dai contenuti spesso distanti da quelli che ci si aspetterebbe, con scontri di posizione e bandiere ideologiche al vento, durante il quale raramente si toccano i temi legati al Parlamento Europeo, per il rinnovo del quale si chiede il voto.
Fortunatamente, tra l’algoritmo del popolo, la presunta intelligenza legata all’appartenenza ai singoli gruppi parlamentari europei ed i manifesti elettorali in cui il PD parla di Sistema Sanitario Nazionale, nonostante non sia un tema trattato dal Parlamento di Bruxelles, il voto arriverà e dal giorno dopo tornerà l’indiscutibile unità di entrambi gli schieramenti.
(23 maggio 2024)
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