di Giancarlo Grassi
Elly Schlein lancia il suo giustissimo “La politica alzi la guardia”, in riferimento all’affaire Toti che non gli pareva vero di essere su tutti i palchi e dare premi e a raccontare quanto era bravo, e la mette giù dura in un’intervista a Repubblica.
“Toti non resti un minuto di più”, dice la segretaria PD che ha scelto il momento sbagliato per mandare Bonaccini in Europa.
“La destra vuole una sanità per cui chi ha il portafogli gonfio si rivolge al privato per saltare le lista d’attesa”, continua la segretaria. Le sfugge che la sanità di cui parla c’è già e che, o sei Bonaccini e trovi un perfetto equilibro tra privato e pubblico in Sanità, con una rete invidiabile di enti convenzionati, sanità pubblica e sanità privata, o parli per dare aria ai denti e sempre in ritardo. Poi scivola e ci mette in mezzo la Puglia, perché in ogni personaggio pubblico si nasconde una signora Longari che ahi ahi ahi guarda dove ti scivola: “Per un’inchiesta che neppure ha sfiorato Emiliano, dalla destra una foga giustizialista mai vista prima”. Pessima idea, tirare in ballo la Puglia in cui il PD dovrebbe solo attaccare e non difendersi. Ottima idea tirare in ballo il giustizialismo, ma ci si dovrebbe ricordare di ogni volta che si è gridato “Dimissioni!” ad ogni flatulenza.
La ragazza e giovane e si farà. Si spera.
Poi Schlein pare tornare in sé e dice ciò che andava detto, e cioè che “la Liguria non può rimanere appesa, ostaggio di un’incertezza amministrativa che fa male ai cittadini, paralizza gli investimenti, impedisce di prendere decisioni cruciali su sanità e appalti del Pnrr, tanto per citarne alcune. Tanto più alla luce delle pesanti accuse di corruzione che, secondo gli inquirenti, coinvolgono anche la criminalità organizzata e gettano un’ombra tale da rendere impossibile attendere l’esito del processo”, bastava quello. Ed era più che efficace. Magari si poteva aggiungere che siamo governati da una cleptocrazia, ma lo ha già detto meglio Bersani.
Il resto lo stanno facendo i magistrati e gli intrecci di vendette che hanno cotto il presidente Toti a fuoco lento.
(15 maggio 2024)
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