di Paolo M. Minciotti
Un tempo quando si era contestati, si rispondeva per le rime, si dibatteva e si riusciva – avendone le abilità non solo oratorie – a zittire i contestatori. Ora si grida dal palco in risposta alle grida dal pubblico, si abbandona l’aula (che è quello che i contestatori vogliono) e poi ci si aggrappa alla gonna della mamma di turno chiedendo assistenza, all’opposizione chiedendo di schierarsi contro i contestatori, a dimostrazione che questi qui signore e signori, di essere contestati non vogliono saperne. Loro portano il verbo melonianorbaniano in Italia, la nuova bibbia dell’autarchia e della democratura, sotto forma di riforme costituzionali per eliminare il vecchio e tornare al ventennio, ops…. E tornare al nuovo.
Roccella è contestata per le sue idee e giustamente si incazza, ma siccome lei riveste un ruolo pubblico che non le ha dato dio, quando parla in pubblico le può succedere di essere contestata. Non va bene a nessuno la contestazione, ma non risulta dalle immagini che nessuno abbia preso a manganellate la ministra Roccella, e nessuno le augura che ciò accada (peraltro il manganellamento sembra riservato, in quest’ultimo periodo storico-politico ai giovani che manifestano in piazza che magari sono un po’ incazzati anche per quello, mica sia colpa di Roccella)… Dunque ci auguriamo che, restando nell’arco sempre più ristretto del ristretto personale i contestatori, così nell’arco sempre più ristretto della libertà di manifestare i manganellatori, i politici che gridano allo scandalo in quanto contestati capiscano che alle contestazioni si risponde nel merito e non andandosene – ricorderete Meloni col contestatore sul palco cosa fece? Rispose a tono e uscì vincente dal confronto. Così fanno i politici di razza (e lei piaccia o no lo è), chi vive di luce riflessa sbraita alla luna soprattutto quando l’essere contestati è uno dei rari momenti in cui godono di visibilità.
P.S. Erano contestatrici, donne non contestatori in senso generale come riferito dall’apparato forzitaliota. E la libertà di parola è sacrosanta e non la si toglie a nessuno, certamente però è più facile andarsene di fronte alla contestazione di gruppuscoli che spesso non rappresentano che loro stessi e farne un caso politico.
(9 maggio 2024)
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