I quarant’anni della Lega il fondatore Umberto Bossi ha pensato di festeggiarli ricordando a Salvini che dovrebbe togliersi dai piedi. Non è l’unico a chiderlo, tant’è vero che a Bergamo tolgono il suo nome dal simbolo. Silenzio tombale dai vertici leghisti, con governatori e ministri rigorosamente in silenzio, e un Salvini che dichiara di ascoltare Bossi con “attenzione e affetto” (e magari pretende pure che gli crediamo), parla per tutti il vicesegretario Crippa secondo il quale “Senza Salvini la Lega è morta”.
Evidentemente Crippa la considera viva, almeno dal suo punto di vista, perché non si capisce quale altro partito lo arruolerebbe nelle sue fila facendone addirittura un vie-segretario federale. C’erano anche un centinaio di leghisti della prima ora mentre Bossi dava l’okay alle bombe. E non è che lo ha fatto gratis, senza argomenti. Bossi è stato chiarissimo: “Se la base non approva i programmi, non vai da nessuna parte. Diventa una bolla di sapone”.
Perché che la Lega di Salvini un tempo debordante di consensi – quelli che erano di Forza Italia e che oggi sono di Meloni (più sorella e cognato) – sia sempre stata una bolla di sapone, e il suo leader un tribuno urlatore che diceva tutto e il suo contrario, non è un segreto nemmeno per coloro che oggi ne censurano il nome sui simboli. La storia sta però tutta in una frase che sibillina giunge dal lombardo-veneto: “Siamo nati per essere federalisti e siamo diventati fascisti”. La morte politica di Salvini sta tutta lì.
(13 aprile 2024)
©gaiaitalia.com 2024 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)