E’ furiosa Nostra Signora dei Miracoli in campagna elettorale (miracoli da dimenticarsi subito dopo), ed è furiosa perché l’attacco di Salvini via Le Pen non è stato soltanto gratuito, ma persino sgarbato nei modi – tant’è vero che l’ha fatto Le Pen mica una con buona educazione istituzionale. Meloni se l’è legata al dito e si prevedono tuoni e fulmini nel post-Europee che spiegherebbero alcuni spostamenti di Calenda e Renzi verso poltrone inaspettate. Perché la politica, e la fame di potere, hanno tempi lunghi e a volte lunghissimi.
Così, chiarito che non c’è spazio per due regine bionde dentro la stessa destra sovranista e autarchica, si affilano i coltelli con sottofondo di Calenda e Salvini, che insieme per ora hanno le stesse percentuali di Salvini e con qualche acquisto di qua e di là ci starebbe pure un rimpasto con la benedizione di Mattarella finché può darla, e un Meloni bis fino a ieri inimmaginabile al grido di “Si torna a votare!”.
E’ furiosa le generalissima Meloni e manda in televisione il fedelissimo Nicola Procaccini, per il contrattacco: “È stato un errore non prendere le distanze e, anzi, applaudire!” mentre Salvini, raccontano gole profonde parlamentari, starebbe rompendo i coglioni a sangue al buon Tajani affinché abbandoni il PPE che, figurarsi, mica si può mancare di rispetto al santino che tutti i forzisti portano in tasca per la remissione dei peccati. Il povero fondatore si rivolterebbe nel mausoleo di famiglia di fronte a tanto orrore. E Tajani, gna po’ fà. Si aspettano dunque settimane di fuoco per una maggioranza di governo così coesa da pensare addirittura a una prosecuzione delle legislatura senza Salvini vada oltre un caustico: “Da mesi la Lega auspica un centrodestra unito, in Europa come in Italia. Purtroppo, fino ad oggi sono arrivati solo veti sulla Le Pen e sui nostri alleati” e poi pratica quello che lui, Salvini, pensa essere un affondo: “Speriamo che nessuno, nella coalizione che guida il Paese, preferisca governare l’Ue con Macron e i socialisti” perché il tribuno leghista parla come se fosse la Lega-partito ad andare al Governo in Europa, anche se viene data, la Lega di Salvini, attorno all’8%… Un dettaglio che solo le sinistre possono considerare reale.
Ci sarà da ridere quando si conteranno i voti tra i dati reali e i sogni del segretario sulla graticola del quali a giugno sarà messo in gioco lo scalpo. Dai suoi, e poi forse da Meloni. Siamo in delirio da filodrammatica amatoriale.
(26 marzo 2024)
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