di Claudio Desirò
Davanti al contesto internazionale in corso, condito dalla guerra in Medioriente, dal conflitto in Ucraina, dalla corsa cinese alla conquista del predominio economico tramite le nuove materie prime strategiche e da un Regime Teocratico Iraniano che rincorre la costante destabilizzazione di intere aree del pianeta, la debolezza di un’Unione Europea, unita solo sulla carta, mostra tutte le sue evidenze.
Priva di una politica estera e di un sistema di difesa comune, ricorda il manzoniano vaso di terracotta che viaggia nel presente circondato da vasi di ferro, ma con il pensiero rivolto ai fasti di un tempo, al predominio culturale e politico del passato.
Un’Unione Europea ancorata su di un podio fittizio di predominanza morale sul mondo che, tra impeti di autocolpevolizzazione ed incapacità di lettura delle evoluzioni geopolitiche internazionali, si ritrova schiacciata tra le nuove potenze globali, incapace di fornire risposte univoche ed efficaci alle nuove sfide del nostro tempo.
Un’Europa che si è unita solo nei palazzi istituzionali finanziari, ma che mai è riuscita, fino ad oggi, a sfociare in una vera Unione politica, sociale, economica, internazionale.
Tra qualche mese saremo chiamati alle urne per rinnovare la rappresentanza politica al Parlamento Europeo, Parlamento unico al mondo privo del potere legislativo e che sarà impegnato, come da sempre, a produrre direttive fini a se stesse, sopratutto alla luce del contesto geopolitico contemporaneo. Spesso pure controproducenti dal punto di vista strategico.
Tra guerre, colpi di stato e dittature per procura, le immancabili direttive europee che regolano le dimensioni delle valve delle vongole per renderle edibili, non risultano solo distanti dalle istanze del mondo reale, ma sfociano nel ridicolo, ricordando da vicino l’orchestra da camera che continua a suonare mentre il transatlantico affonda. Così come senza visione strategica appaiono le misure di indirizzo economico ed ambientale che, tra la moda dell’elettrico ad ogni costo e la guerra a qualsiasi fonte sia derivante dagli idrocarburi, sposta sempre più il peso politico-economico verso l’asse Mosca-Pechino-Teheran, in una lotta di predominanza morale che ormai è chiaro stia portando verso una sudditanza politico economica auto imposta.
Un’Europa in cui, anche grazie al potere di veto di ogni singolo Stato, gli interessi di cortile vincono su un’eventuale strategia comune, contribuendo alla debolezza internazionale della pseudo unione e dei singoli membri, divenendo terreno fertile per estremismi e sovranismi locali, che dovrebbero essere stati superati dal tempo e sconfitti dalla storia.
Un’Unione Europea che se non diventerà Unione Vera oggi, di fronte ad una destabilizzazione globale che richiede una visione strategica comune e concreta, non sarà mai. Con buona pace dei moderni europeisti-ad-ogni-costo spesso complici, se non artefici, di questa unione non unione che si dimena come una primadonna sull’ultimo palcoscenico a disposizione, prima di intraprendere il viaggio sul suo viale del tramonto.
(23 febbraio 2024)
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