di Profano & Trash
E mentre assistiamo al necrologio autobiografico dei Negramaro sotto forma di esibizione, il cui front-man sembra vivere nella convinzione di essere posseduto dall’anima di Jeff Buckley, invece è posseduto e basta (è un’opinione e nulla più e per quel che conta…), attendiamo nella nostra beota ingenuità il resto dello svolgersi festivaliero convinti che ci sarà un crescendo di emozioni. Effettivamente ci sono. C’è l’immenso Roberto Bolle che omaggia la coreografia del Bolero di Maurice Béjart (sulle musiche di Ravel) mai portata in televisione prima.
Poi c’è Ghali (moumtaz), ma sarà quarto. Poco prima c’era stato Mahmood (che arriva sesto) il suo pezzo è pazzesco (e il suo stilista è, invece, pazzo). Sanremo poteva chiudersi lì.
Ogni cantante ha salutato padre, madre, zii, zie, fidanzate, mogli e orchestre, e staff e cherubini, e naturalmente Amadeus e ha dovuto dire la sua frase ad effetto: una pena. Il coraggio di Ghali che dice pesante come il marmo: “Stop al genocidio” chiama il coraggio col suo nome. Per tutti gli altri pollice verso e tanta compassione umana per i Ricchi e Poveri. Se avranno il coraggio di rivedersi capiranno.
Sopravviviamo, stiamo scrivendo all’1.19 del mattino e non sappiamo come, solo per darvi il nome di chi vincerà in tempo reale: tenetene conto quanto andrete a leggere altre testate.
Tutti corrono ad abbracciare famiglie, madri, padri, fratelli, sorelle e la zia Mara Venier, immancabile. Stucchevoli, nel loro essere indigeribili. Trionfa, tra i vip ospiti, l’espressione di felicità assoluta venata di momenti di pura estasi di Lino Banfi.
Premio Mia Martini a Loredana Bertè. Premio Lucio Dalla a Angelina Mango. Premio per il miglior testo a Fiorella Mannoia. Premio Bigazzi a Angelina Mango.
Alla fine vince Angelina Mango. Era peggio Geolier.
(11 febbraio 2024)
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