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La Memoria come dovere di Testimonianza: 27 gennaio 2024

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di Kishore Bombaci

Oggi, ricordare la Shoah ha un sapore nuovo e terribile.

Oggi, ricordare sei milioni di ebrei uccisi nei campi di sterminio nazista non può che rimandare all’attualità di un presente fosco che dal 7 Ottobre è divenuto doveroso impegno di verità. I massacri compiuti da Hamas, incarnazione moderna delle SS naziste, impongono un rinnovato senso da dare a questo giorno. La memoria non ha a che fare con la Storia. Ha a che fare con l’etica individuale e collettiva e non sono ammessi ambiguità e tentennamenti. La Memoria scuote le coscienze di ognuno, che si riflettono negli occhi del piccolo Kfir che ha festeggiato il suo primo compleanno come prigioniero nei tunnel sotto Gaza. Un confronto da cui non si può non uscire cambiati. Solo le belve umane e i loro pavidi sostenitori possono scendere a patti con le coscienze. Solo dei criminali antropologici possono solidarizzare con le squadre di morte di Hamas, animate dalla stessa volontà di morte che durante il nazismo portò alla persecuzione degli ebrei e alla loro morte nei forni crematori. Quegli stessi forni che qualcuno, dalle piazze, invoca ancora oggi contro gli israeliani.

Ora che gli ultimi superstiti della Shoah si stanno spegnendo, chi porterà il testimone? Chi ricorderà alle nostre anime assopite che il Mostro è sempre qui? Chi ricorderà alle grasse pance occidentali che l’antisemitismo  costituisce, oggi come allora, il background ideologico da cui sorsero i carnefici e in cui si poterono compiere crimini efferati.

Perché l’antisemitismo non è morto con la liberazione di Auschwitz. L’odio contro gli ebrei non si è estinto anzi! In questi 80 anni, come un fiume carsico è progressivamente riemerso attualizzando pregiudizi mai scomparsi e che oggi tornano, con rinnovato vigore, a minacciare gli ebrei e quanti si schierano dalla loro parte.

L’attuale situazione richiama a una nuova presa di coscienza e di responsabilità. “Mai più è oggi” si dice.  I demoni sono già fra noi.

Ecco perché, nel 2024, ricordare non è solo un dovere nei confronti del passato, ma diventa un impegno civico di testimonianza e di verità verso il presente e il futuro.

Perché ricordare gli ebrei morti non serve se non si è in grado di difendere quelli vivi.

Viviamo tempi bui. Viviamo tempi di negazionismi vecchi e nuovi. Si nega la Shoah da parte di qualcuno (pochi), ma si negano anche i massacri del 7 Ottobre (troppi). Con qualcosa di più. Con qualcosa di peggio. Se ieri la popolazione fingeva di non sapere, oggi parte di essa orgogliosamente rivendica il proprio antisemitismo mascherandolo, in modo ipocrita come antisionismo.

Si gioca sul linguaggio, si confondono le carte, si sdogana l’indicibile! Il tutto impunemente. Purtroppo il tribunale della storia non ha giurisdizione sul presene e sull’umana imbecillità. La memoria  è divenuta un esercizio di stile, una merce negoziabile in favore di nuovo palcoscenico pubblico, reale o virtuale, dal quale sputare lo stesso veleno che uccise l’Occidente negli anni ‘30/’40 del secolo scorso.

Eppure, se possibile, in modo ancora più subdolo! Se oggi nessuno si sognerebbe di varare leggi razziali, la continua manipolazione della realtà e della verità viene tollerata sulla base di una finta e pelosa democrazia che ne contraddice le premesse. E questo fa danni ancora maggiori della discriminazione razziale, perché inquina le coscienze. Aveva  forse torto Samuel Huntigton quando diceva che i mali della democrazia non si possono curare con ulteriori dosi di democrazia?

Sui social, ma addirittura in sedi istituzionali nazionali e internazionali proliferano letture degli eventi sconclusionate, infondate, mistificatorie, funzionali a una narrativa impronunciabile. Eppure…

Ed ecco che oggi troviamo tesi per cui Hamas sarebbe una organizzazione di Resistenza contro una forza occupante. Ecco che i massacri del 7 Ottobre per qualcuno sarebbero finti, falsi, posticci, atti esclusivamente a scatenare la repressione contro i palestinesi.

Ed ecco che qualcuno pensa di poter ricordare il 27 Gennaio mettendo insieme la Shoah con la situazione di Gaza, utilizzando a sproposito il termine/concetto di genocidio.  Impunemente! Senza che tutto questo susciti scandalo e terrore. Se non per gli addetti ai lavori. Sempre più soli, sempre più esposti. Sempre più in pericolo.

Ed ecco che qualcuno vuole manifestare a favore della Palestina proprio il 27 gennaio. Con discreto sprezzo del ridicolo. Ma soprattutto con la connivenza di qualche Comune.

E allora a cosa serve ricordare? A cosa serve se poi la memoria è così fragile?  Se basta così poco per confondere le acque e ingannare le persone? Se si può stuprare impunemente la verità uccidere la giustizia, e compromettere il futuro.

Siamo nell’era della post verità. I fatti non contano. Contano le opinioni sui fatti. Un terreno neutro dove si possono manipolare i dati, la verità e la storia. Tanto, poi si dimentica tutto!
Già.. si dimentica… Auschwitz diventa il luogo dove imberbi giovani possono scatenarsi in inopportuni selfie come in una qualsiasi località di vacanza. Si è perso completamente il senso della sacralità laica di certi luoghi. E’ morta la riflessione.

Ecco perché oggi occorre interrogarsi profondamente su cosa è il Giorno della Memoria. Che cosa ne sia rimasto. Se sia solo una retorica posticcia o se contenga ancora il seme vitale che ne costituisce l’essenza. Quel “mai più” che è oggi. La risposta a questo interrogativo da collettivo dovere del ricordo ripiega sul piano individuale facendosi domanda esistenziale che dovrebbe azzannare le coscienze di ciascuno di noi. Che dovrebbe impedirci di dormire la notte. Non per senso di colpa, ma per responsabilità verso le vittime di ieri e verso le vittime di oggi.

Che cosa è la memoria senza la Verità?. Una verità che si deve imporre nel cuore di ognuno prima ancora che nel dibattito pubblico. Che cosa è la Memoria senza la Giustizia?

C’è bisogno di luce in queste nuove tenebre nelle quali siamo sprofondati. Una luce che può provenire solo da verità e giustizia. Questa è la missione di oggi. Riportare verità e giustizia non solo il 27 Gennaio ma tutti i giorni dell’anno.  Solo così, mai più sarà sempre oggi. Solo così forse gli ebrei morti nei campi ci potranno perdonare.

 

 

(27 gennaio 2024)

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