Era il 2011, il governo era guidato con pessimi risultati e uno spread da impiccagione dal solito noto insieme ai soliti noti, c’era anche Meloni, oggi nuova purificatrice degli italici vizi della malapolitica – che naturalmente non è la sua – nei panni della presidente del Consiglio che tutto può e tutto vuole e che fa miracoli in UE, in Tunisia e in Albania. Corte Costituzionale del Paese, permettendo. Of course.
Così mentre tutto il globo terracqueo si rende conto delle umanissime incapacità di un governo che si vende per sovrumano, tra sfondoni di dirigenti Rai che parlano di loro stessi come di noi di fratelli d’Italia, reazioni alle domande dei giornalisti che fanno seriamente temere per la libertà di stampa in questo paese e un disprezzo mai celato (mal celato, faceva fino lo sappiamo) per gli oppositori, ecco Meloni che nuovamente va alla guerra. E ci va male, come al solito.
In Senato la Presidenta ( è spagnolo, tanto lei è poliglotta) ha infatti tuonato contro azioni presuntamente compiute dall’orrido Conte, a governo caduto, e via e via, sventolando fax o documento che dir si voglia. E ci dispiace, ma si è sbagliata. Perché il documento sventolato e denunciato ad altissima voce, con la firma di Luigi Di Maio, è datato come si nota dalla foto 20 gennaio 20210, e il secondo governo Conte è caduto il 27 gennaio 2021, non si richiede precisione a noi mortali, ma a loro geniali politici sì. Ci rimane solo quello. Ci passerete l’insana umiltà. Dunque non solo non è vero che è stato firmato a governo caduto, ma addirittura sei giorni prima della chiusura del capitolo Conte bis. Se poi la Presidenta si riferisce alla firma dell’Ambasciatore successiva a quel 21 gennaio, parrebbe che l’appuntamento per quella firma (atto formale e non politico) fosse già stata prevista per la data in cui venne apposta. Dettagli che valgono bene due urla in Senato. Così per far vedere chi è il capo.
Dunque “Il governo Conte ratificò il Mes col favore delle tenebre, senza il mandato parlamentare e un giorno dopo le dimissioni, quando era in carico solo per gli affari correnti” come da gioiosamente tonante do di petto meloniano, non corrisponde al vero: Giuseppe Conte ha lavorato dentro il Parlamento e non in antri oscuri e maleodoranti.
Se poi Meloni tra un Atreju e un AlLupo volesse dire l’unica verità possibile sul Mes, cioè che ad approvarlo nel lontano 2011 fu il governo Berlusconi di cui lei era ministra (senza portafoglio, ma ministra e dal 2008) farebbe un favore anche a se stessa. Sublimando le incontenibili rabbie attraverso l’esercizio della verità: parola che a questa destra di cui lei è condottiera fiera e vorace è sempre andata di traverso.
(15 dicembre 2023)
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