di Giancarlo Grassi
Dalle dichiarazioni post-sconfitta di Roma parrebbe quasi che Expo 2023 sia una manifestazione di beneficenza dove le nazioni non vanno per vendere se stesse e la loro tecnologia, sapienza, cultura, quello che c’è, diciamo…
In un commento alla notizia ci chiedevamo chi avrebbero incolpato questa volta i nostri governanti che stanno di qua e ricoprono varie cariche. La realtà supera, come sempre, l’immaginazione: la colpa è del metodo “transazionale” versus quello “transazionale”, insomma una “deriva mercantile” secondo l’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente del Comitato promotore citato da Repubblica amareggiato dalla bruciante sconfitta di Roma che ha rimediato solo 17 voti.
Praticamente nemmeno i paesi UE nella loro totalità l’hanno votata, la nostra Roma, e ci sarà un motivo se i delegati del Bureau International des Expositions hanno preferito una città votata alla tecnologia e allo sviluppo a qualsiasi costo, e senza problemi di denaro, né di tangenti possibili, né di “andare indietro per guardare avanti”, piuttosto che “la candidatura di Roma fondata su valori (quali?) e cultura millenaria”.
Perché dire obsoleta – almeno per l’uso che se ne fa – fa male al cuore.
Lapidario il commento dei sauditi: “Il Regno consolida il suo ruolo pionieristico e centrale e la fiducia internazionale di cui gode”. Due schiaffoni in pochi minuti. Nel frattempo, mentre il mondo avanza, chi ci governa grazie al voto di pancia di ciechi e sordi cerca colpevoli. E li trova: transazionalità (le fottute transazioni in denari) e petrol-dollari. Governo e Sindaco Gualtieri erano convinti di ribaltare la partita che vedeva i sauditi favoriti. Virginia Raggi ha lasciato l’ennesimo segno, questa volta postumo, delle sua straordinaria competenza. A Calenda ci pensa il tempo. Condoglianze.
(29 novembre 2023)
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