di Giancarlo Grassi
Se la presidente del Consiglio Meloni ha usato toni troppo informali con i Giullari di Corte, e questa le va imputato e non c’è ambasciatore a gambe all’aria che tenga, né difesa d’ufficio che tenga, tanto varrebbe dire “m’hanno fregato”, è altrettanto vero secondo noi, che Lilli Gruber non ha avuto un grande colpo di genio decidendo di invitare i due giullari autori dello scherzo in trasmissione, o almeno uno di loro, e che si siano offerti inutili trentacinque minuti di gloria e di propaganda russa forse pensando di fare opposizione al governo.
Difendere Meloni? Neanche per sogno, Meloni è indifendibile e i toni troppo cordiali, troppo informali, troppo “siamo amiconi”, della presidente del Consiglio con un sedicente politico africano di cui non sapeva nulla, e le opinioni in libertà da lei espresse in un inglese quasi peggiore di quello del suo interlocutore, per una buona mezz’ora (è dichiarazione del russo di turno, in diretta La7, che l’intervista durava mezz’ora e non sedici minuti), sono stati un episodio imbarazzante che lascerà strascichi per diverso tempo.
Certamente dare una nuova opportunità in diretta televisiva dentro il programma di approfondimento politico più seguito d’Italia, con uno zoccolo duro di un milione e mezzo di telespettatori che lo segue ogni sera, per una sgradevole propaganda pro-Putin lasciando in diretta l’interlocutore-burlone anche mentre gli altri ospiti si prendevano a fendenti è stato, secondo noi, un errore. Meloni diventa tanto più inattaccabile tanto più la si attacca, con i mezzi che si sono usati fino ad oggi.
Per farla a pezzi, si fa per dire, basterebbe approfondire la legge finanziaria, l’improponibile riforma (che è pure impossibile) riforma del premierato, la sua pessima scelta delle persone che compongono il suo entourage e i suoi diktat suicidi sulla Rai. La situazione economica degli italiani, la lasciamo agli incubi della presidente del Consiglio.
(3 novembre 2023)
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