di Claudio Desirò
Non una promessa, ma un impegno: azzerare la [legge] Fornero ed avviare quota 41. Sentenziava così un anno fa, ad inizio Legislatura, il sedicente Kapitano leghista, cavalcando ancora una volta uno dei suoi slogan preferiti ed impegnandosi ad avviare il percorso verso quota 41 entro 12 mesi.
Esattamente 12 mesi dopo, ci ritroviamo nuovamente di fronte ad uno dei tanti esempi di quando la propaganda si scontra, anzi si schianta, con il muro incrollabile della realtà. Non solo fattivamente un vero e proprio percorso verso quota 41 non è ancora iniziato, ma la Legge Fornero è ancora lì, alla faccia di chi è caduto e continua a cadere nella propaganda d’accatto del leader leghista che non porta mai a compimento i suoi pluriproclamati slogan.
In un sistema pensionistico in equilibrio precario le proposte populistiche di salviniana invenzione metterebbero a grave rischio la tenuta del sistema e per questo, ancora una volta, si è scelta una strada diversa. Secondo la Bozza della Legge di Bilancio, saranno infatti svantaggiati, con un taglio dell’assegno pensionistico, coloro che raggiunti i requisiti minimi decideranno di andare in pensione con quota 104, incentivando invece una permanenza lavorativa ed un accesso alla pensione con i parametri Fornero.
Una scelta razionale dell’attuale Esecutivo e del Ministero dell’Economia e della Finanza, dovuta ad una realtà nella quale gli slogan da propaganda elettorale infinita, tipici purtroppo non solo del Ministro Salvini, risultano ogni volta parole al vento, urlate per scaldare i cuori dei propri affezionati elettori.
(27 ottobre 2023)
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