Colpito con le solite clave all’italiana che colpiscono con violenza coloro che per qualche motivo diventano scomodi, anche la triste storia di Mimmo Lucano già condannato a tredici anni e due mesi in primo grado è arrivata al suo fine naturale crollando miseramente ogni accusa come crollano i castelli di carta (e gli accusatori d’argilla).
Le accuse erano, naturalmente, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina – che l’odio contro i migranti e le accuse gratis abbondano in questo paese – più altri fatterelli, ma non era vero niente. A parte una piccolezza da pena sospesa. Lo hanno deciso i giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria che hanno stabilito solo una condanna a un anno e sei mesi con pena sospesa per abuso d’ufficio. Non c’era sistema criminale, non andava forse nemmeno letto, dietro il modello Riace che tanto rompeva i coglioni. Non esiste nulla di quanto costruito. Per Mimmo Lucano finisce un incubo.
Condanna anche per Maria Taverniti, un anno e tre mesi pena sospesa. Assolti da tutte le accuse gli altri sedici imputati. Chissà dove sono quelli che sparano a zero contro le sentenze giudicate sbagliate dei Giudici che “dovrebbero pagare”. E chi costruisce falsi impianti accusatori dovrebbe pagare anche lui, lei, loro, o no?
(12 ottobre 2023)
©gaiaitalia.com 2023 – diritti riservati, riproduzione vietata