Alla luce del nuovo accordo preliminare raggiunto il 4 ottobre dai rappresentanti degli Stati membri UE sulla gestione delle crisi migratorie, MSF sollecita un sostanziale cambio di approccio, che garantisca sicurezza alle persone in transito ed eviti allo stesso tempo la strumentalizzazione della sofferenza umana per fini politici.
A proposito della firma, registriamo la dichiarazione di Marco Bertotto, direttore dei programmi di Medici Senza Frontiere (MSF) Italia.
“Questo nuovo accordo dimostra il grave disinteresse politico per la protezione della vita umana. Senza offrire alcuna soluzione concreta per porre fine alle sofferenze delle persone che cercano sicurezza e protezione ai confini dell’Europa, il provvedimento allontana ulteriormente gli Stati europei dalle loro responsabilità nei confronti di chi ne ha bisogno” afferma Bertotto in una nota stampa. “Invece di risolvere la crisi del sistema di asilo in Europa e garantire canali d’accesso sicuri e legali, l’accordo giustifica e reitera politiche deleterie che abbiamo visto in tutta Europa. Da anni MSF si occupa delle conseguenze sulla salute fisica e mentale delle disumane politiche migratorie europee, che sfruttano i concetti di “crisi” e “strumentalizzazione” per ridurre gli standard minimi e i diritti”.
“Nei nostri progetti in Italia” continua la nota di Bertotto, “così come in Grecia, Polonia, Lituania, Libia e nel Mediterraneo centrale, abbiamo visto come gli Stati europei abbiano sfruttato queste misure straordinarie a discapito delle persone in transito, favorendo pratiche violente come i respingimenti alle frontiere e la detenzione prolungata e arbitraria. Tra questi, ci sono gli accordi tra l’Italia e la Libia che incentivano un ciclo di sfruttamento, estorsione e abusi. Misure del genere sono spesso state utilizzate per limitare l’accesso ad aiuti umanitari indipendenti e il monitoraggio della società civile, rendendo sempre più difficile l’assistenza. A seguito delle misure di emergenza applicate tra il 2021 e il 2022 in Polonia, ad esempio, le équipe di MSF non sono state in grado di fornire assistenza medica di emergenza dopo che è stato loro negato l’accesso alla zona di confine militarizzata. Nell’inverno 2021-2022 più di 21 persone sono morte ai confini bielorussi con Polonia e Lituania. MSF chiede pertanto agli Stati membri europei” chiude la nota “di cambiare immediatamente approccio, dando priorità alla sicurezza di coloro che cercano salvezza e di porre fine alla strumentalizzazione della sofferenza umana per fini politici”.
(6 ottobre 2023)
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