“Dobbiamo difendere dio”, ha detto Meloni. Frase che la dice lunga sulla connessione con la realtà quotidiana della nostra presidente del Consiglio. Nemmeno il papa dice che “Dobbiamo difendere dio”, semmai ne invoca l’aiuto. Che poi i giornalisti di regime con pelo sullo stomaco e profonde relazioni con quegli ambienti, anche per questioni di lavoro, dicano che Bergoglio in Ungheria ha detto le stesse cose, fa parte della follia di questo paese sull’orlo di una crisi di nervi.
E lo strascico della visita di Meloni ad uso elezioni europee all’alleato, poi ex alleato, ora di nuovo abbracciato, Victor Orbán, uomo che con i suoi veti tiene bloccati circa trenta miliardi di fondi strutturali che servirebbero anche al paese di cui Meloni è presidente del Consiglio. Un dettaglio, perché per la sua propaganda serve di più il solito dio, patria e famiglia. Soprattutto famiglia, perché il tuo dio non puoi sistemarlo nei posti chiave del tuo partito.
Ecco dunque la nuova Meloni, vecchia nei toni ma sempre si pensa faccia buon brodo, che ci porteremo dietro fino al giugno del 2024: grida sconnesse, slogan faciloni, controllo del Salvini che tuona di Marina Militare e la totale perdita di vista del governo dell’Italia giocando alla distrazione di massa incolpando migranti, Germania, Francia, Unione Europea e omosessuali. Non necessariamente in quest’ordine e tirando in ballo l’inesistente teoria gender.
(15 settembre 2023)
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