di Vittorio Lussana
L’intervista rilasciata di recente a Repubblica dall’ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, in merito alla strage di Ustica, per lo meno ha avuto un pregio: essa è riuscita a separare i negazionisti, che di solito avanzano l’ipotesi, totalmente priva di movente, della bomba a bordo del Dc 9 dell’Itavia, dai complottisti tout court. O, per meglio dire, è riuscita a rimettere ordine tra complottisti e giornalisti d’inchiesta, rafforzando una tesi recentemente rilanciata da Chiara Valerio, la nota studiosa di matematica: il vero scopo del negazionismo, di ogni genere e tipo, dalle vicende storiche ai vaccini, è quello di negare ogni genere e tipo di avanzamento della cultura scientifica, che produrrebbe quell’allargamento della borghesia che rende più costosa la democrazia stessa. In pratica, sono essi stessi, i negazionisti, a difendere quelle élites che dicono di voler combattere.
L’ipotesi di una bomba piazzata a bordo del Dc 9 – decollato da Bologna con due ore di ritardo, ricordiamolo – è infatti l’ultimo diaframma dei ‘negazionisti’ riguardo alla verità su quanto accadde la sera del 27 giugno 1980. Si tenga presente, infatti, che: 1) tracce di esplosivo all’interno del velivolo non sono mai state rilevate, in nessuna perizia; 2) la fusoliera dell’aereo venne ripescata dal fondo del mat Tirreno praticamente intatta; 3) il Governo italiano, in passato, è stato condannato a risarcire la compagnia Itavia che dopo quella tragedia fu obbligata a chiudere, poiché costretta al fallimento; 4) i resti del Dc 9 ritrovati in fondo al mare erano, sostanzialmente, quelli di un aereo spezzato in due ‘tronconi’; 5) gli oblò del veivolo, ancora oggi, sono praticamente intatti; 6) il Mig libico successivamente inseguito dalle forze aeree della Nato, venne abbattuto sulla Sila, in Calabria, la sera stessa della strage, ma la notizia venne tenuta nascosta sino al 18 luglio 1980 tramite un battaglione dell’Esercito italiano, che ricevette da Roma un messaggio lampo – una comunicazione top secret, in genere cifrata – che ordinava il sequestro dell’intera zona e il piantonamento dei resti del veivolo da parte del Reggimento Bersaglieri Cosenza.
Se si ritrovasse quel messaggio lampo nella memoria del Cetam (la vecchia rete di comunicazione tra tutte le nostre Forza Armate) o in qualche archivo dei comandi operativi territoriali, noi avremmo finalmente la prova definitiva su quanto accaduto realmente. Purtoppo, tutti gli atti del ministero dei Trasporti, relativi al periodo 1968/1980 – che senza dubbio risultava tra gli indirizzi dei destinatari di quel cablogramma, anche solo per conoscenza – sono stati mandati al macero. Una notizia lasciata circolare non per caso, in questi giorni, come per dire a qualcuno, in forma criptica: “Non troverete mai nulla, rassegnatevi”.
Tornando invece al Dc 9 dell’Itavia, si tenga presente che di quel velivolo venne ritrovato praticamente intatto persino il gabinetto – unico luogo dove sarebbe stato possibile piazzare un ordigno – che in genere noi, in Italia, definiamo ritirata: un termine anche questo schiettamente militare, che dovrebbe dirci molto su quale subcultura si annidi, ancora oggi, in una parte del popolo italiano e, persino, in qualche istituzione.
“La politica può fare molto per la verità”, ha concluso l’ex presidente Amato in una successiva conferenza stampa, organizzata presso la sede della stampa estera: ciò è senz’altro vero. Ma in una fase come questa, tutta sbilanciata sul versante della propaganda, bisognerebbe innanzitutto riequilibrare tale rapporto. E affermiamo ciò in senso assolutamente matematico. Ma per riuscire a raddrizzare tale squilibrio tra verità e propaganda, purtroppo ci vuole tempo. Tempo e risorse. E la verità, ovviamente, va a farsi benedire. Fin quando la politica italiana non riuscirà a trovare una formula diversa in termini di forma-Partito e continuerà a rappresentare una guerra per bande, con le sue sfide da saloon in stile western, la verità ultima di molti nostri misteri risulterà sempre un qualcosa di marginale. Su questo, non c’è alcun dubbio.
(8 settembre 2023)
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