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Giorgia Meloni ci sta mettendo la “faccia”, e gli “intellettuali” di destra che fanno?

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di Vittorio Lussana

Dopo i gravi fatti di Caivano, un comune di 40 mila abitanti alla periferia di Napoli dove due bambine sono state gravemente abusate all’interno di una struttura sportiva abbandonata nel degrado più assoluto, sono cominciate le polemiche verso il Governo e, in particolare, la sua leader: Giorgia Meloni.

Un esecutivo che, nel giro di un anno, ha dovuto prendere atto di aver proposto un programma elettorale piuttosto ideologico, poco consapevole degli altissimi livelli di complessità che comportano la guida di un Paese. Tuttavia, noi qui veniamo a proporre una difesa d’ufficio per la premier, la quale ha più volte dimostrato di essere una donna matura, capace di prendere atto della realtà, che ha mantenuto aperto un canale di dialogo e di ascolto con tutti, cercando di cogliere i suggerimenti meno interessati a coinvolgerla in polemiche sterili.

Più che altro, è il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, che ci sembra mancare di una vera bussola di orientamento, impegnato continuamente a spendersi in polemiche di giornata. La premier, invece, è proprio quella che ci è sembrata più lucida e con i nervi saldi. Ella sembra attendere l’esito delle varie discussioni, per poi assumere una posizione riassuntiva e costruttiva: questo possiamo senz’altro riconoscerglielo. In realtà, Giorgia Meloni spesso non parla per non cadere in trappole mediatiche, o perché proprio non risulta interessata a certe discussioni. “Basta che non si trascenda troppo, potete pure scannarvi quanto volete”: questo sembra essere l’atteggiamento della presidente del Consiglio. E’ invece il suo Partito a mancare di un pensiero univoco, a non riuscire a elaborare questa nuova dottrina conservatrice di cui spesso si parla: dove sono gli intellettuali di destra? Che fine hanno fatto? Una mancanza che si è vista benissimo proprio intorno ai fatti di Caivano: una località divenuta la piazza di spaccio più grande d’Europa, abbandonata dopo i primi investimenti post terremoto degli anni ‘80 del secolo scorso.

Questi sono gli sfondi preferiti dei racconti di Roberto Saviano, che con il suo Gomorra, edito da Mondadori, ha avuto il merito di aver sollevato il sipario su una realtà brutale, che passava letteralmente inosservata: quella dei Casalesi e delle periferie trasformate in non luoghi, in cui la popolazione è stata letteralmente scaraventata perché c’era un’emergenza abitativa da risolvere. Perché noi tutti, italiani di destra, di centro o di sinistra, facciamo sempre così: molliamo le cose (e la gente) a mezza strada. Superata l’emergenza strutturale, avrebbe dovuto seguire una nuova fase di ricostruzione identitaria, di riqualificazione culturale di quelle zone, che, invece, si sono ritrovate perse nel vuoto, dopo decenni di politiche paternalistiche alla Antonio Gava.

Bisognava fare comunità, inaugurare biblioteche e scuole di calcio, aprirsi al nuovo attraverso una crescita della partecipazione e della consapevolezza collettiva. La Dc locale aveva già da tempo perduto il proprio collante con i territori e quella nazionale pensava solo a mantenere il proprio consenso. Morale: nel giro di 20 anni ci siamo ritrovati nella selvaggeria più totale, perché dopo il tramonto della vecchia camorra di Raffaele Cutolo non è emerso un erede unico che controllasse tutto e tutti, bensì si sono fatte strada diverse bande di strada – le cosche – che si combattono tra loro e si spartiscono le zone. Come le gang americane nel ghetto del Bronx, praticamente.

Preso atto di come fosse venuta a mancare ogni forma di etica pubblica o di Stato, Roberto Saviano ha descritto la vita di questi luoghi che ormai si autogovernavano nell’anarchia più totale attraverso la figura dell’eroe negativo, tipica della letteratura. Lo ha fatto proprio per denunciare che si stava imponendo un’etica sbagliata: una sorta di registro eroico di alcuni personaggi più carismatici, che ha finito col non essere una lettura per tutti, una sconfitta desolata e sconsolante da parte dello Stato: una pietra tombale totalmente priva di speranza. Invece, sarebbe servito rilanciare una nuova etica pubblica, che fungesse da quadro di princìpi e, persino, di limiti per la collettività. L’etica non è un meccanismo: questo è l’errore commesso, fin qui, dalle destre italiane. Non servono atteggiamenti opportunistici da far scattare in automatico, a seconda di quel che accade. L’etica, essenzialmente, è spirito. E lo spirito è una forma di dialogo con Dio. Noi umani, possiamo avvicinarci a Dio e pregarlo di darci le parole giuste, di donarci idee e suggerimenti, di fornirci nuovi punti di riferimento per una maggior presenza cristiana nella società.

La destra italiana deve saper incarnare questo nuovo spirito collettivo degli italiani e interiorizzare, al contempo, un dibattito interno più fecondo, per darsi un metodo e riuscire a superare democraticamente le questioni più complesse. Le destre italiane devono convertirsi alla complessità, non pensare unicamente al consenso elettorale, che può anche durare giusto il tempo di una stagione. Perché nulla vi è al di sopra dello spirito; perché tutta la realtà è atto dello spirito. E se le tue intenzioni sono buone, il singolo cittadino e tutta una popolazione possono sempre ritrovare la forza per redimersi e risolvere i problemi, vincendo le sfide imposte dalla modernità.

Questo significa avere un’etica: vincere senza umiliare gli altri; veder riconosciuti i propri sforzi e il proprio valore; avere il coraggio di affrontare una mano di roulette russa mettendo nel tamburo della pistola 3 proiettili e non solamente uno, perché gli altri due ci serviranno per eliminare il negativo. Quando si afferma: “Se ti ubriachi, prima o poi il lupo lo incontri”, si dà per scontato che il lupo esista. Invece, il lupo deve diventare un mero retaggio del passato, una cosa che non esiste più, che non dev’essere nemmeno calcolato: questo significa generare una nuova etica.

Tutta la realtà è atto dello spirito: al di fuori dell’atto dello spirito, nulla esiste realmente. Tutto il resto, sono solo astrazioni.

 

 

(1 settembre 2023)

©gaiaitalia.com 2023 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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