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Matteo Salvini in crisi coi suoi sindaci per l’accoglienza di migranti vira sull’omofobia, che non fa mai male

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di Giovanna Di Rosa

Partito lo scannatoio a destra, con l’improvvido – ma non sconosciuto a chi di dovere – intervento del libercolo del Vannacci di turno, ecco Matteo Salvini tornare sulla scena per cavalcare l’omofobia delle destre non potendo permette di cavalcare il razzismo di tradizione leghista essendo proprio il suo ministro Piantedosi, quello che lui ha imposto a Meloni, a obbligare i Sindaci leghisti del veneto ad un’accoglienza di migranti superiori alle loro forze.

I Sindaci leghisti (e Zaia con loro) sono incazzati neri e fanno buona compagnia a quelli dell’Emilia-Romagna e del Lazio che insieme a tagli di risorse si vedono aumentare le spese assegnando il Viminale più rifugiati alle regioni più popolose d’Italia: di chiama avere contezza forse con l’oscuro desiderio, applicato malissimo, di mettere in crisi le amministrazione di centro-sinistra (o di sinistra, come le chiamano loro). Così Salvini deve trovarsi un nuovo cavallo di Troia e pensa di trovarlo in Vannacci, contro Crosetto – e quindi contro Meloni che gli ricorda “Con Salvini il patto era niente concorrenza sleale”. Niente colpi bassi. Con Salvini in giro, andiamo Presidente, cosa le dice a fare certe cose?

Cosa gli resta se non l’omofobia di un libercolo e l’intolleranza vannacciane, non potendo nemmeno rifugiarsi dentro l’inconsistente sogno di un ponte sullo Stretto che non ci sarà? Dunque ecco ancora il Salvini che conosciamo: elogi alla pubblicazione autoprodotta che “ha difeso la patria, la bandiera, i suoi ragazzi”, paragoni da avanspettacolo con Che Guevara che avrebbe letto a scuola, perché tutti in Italia, a scuola, leggono Che Guevara – Salvini è stato anche comunista-pro cannabis, non va dimenticato – con conclusione ecumenica: “Prima di condannare al rogo come Giordano Bruno, o chiedere l’abiura galileiana, è giusto capire di cosa si sta parlando”.

E l’hanno capito tutti, tant’è vero che tutti ne stanno lontano: a parte Salvini che non potendo contare sulla politica, si ricuce una verginità omofobo-razzista venata della solita leggerissima intolleranza per stanare Meloni e incrinare il governo contando sui voti degli Italiani da terza elementare ripetuta due volte e promossi per compassione, che continuano a seguire le sirene. Le stesse che hanno seguito il 26 settembre. Sarà il prossimo ottobre a svegliarli. Anche loro.

 

 

(22 agosto 2023)

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