di Giovanna Di Rosa
E’ stato il giorno della ministra Santanché, indagata secondo Repubblica – ma non secondo lei: “Mai ricevuto un avviso di garanzia” – con ben tre i fascicoli aperti. Secondo il quotidiano Santanchè da novembre risulta iscritta nel registro degli indagati per la vicenda Visibilia e solo per la faccenda Visibilia, anche se poi si sono aggiunte le inchieste sul fondo Negma e sul dissesto di Ki Group. Ma lei difende l’onore, il suo “e di mio figlio”, perché la cattiveria della gente è nota, allora si precipita in Senato impiegando ben tre settimane di tempo, perché anche il precipitarsi ha un suo stile, oltre a tempi e modi, e con la grazia che la contraddistingue tuona: “Su di me campagna d’odio, mai ricevuto avvisi di garanzia. Sono qui a difendere l’onore mio e di mio figlio”.
L’Italia è un paese di cattivoni che ce l’ha col governo. Devono averlo pensato anche gli ex dipendenti di Santanchè presenti in tribuna a godersi la ministra che si difende attaccando: “Nulla da nascondere, sono una persona felice” al contrario di voi, sembra voler dire, che mi volete morta. Quando a volerci morti è solo il tempo. “Non ho nessuna multa da pagare. Critiche più feroci da chi prenota nei miei locali”, una martire. Un’addolorata. Una tragedia viva. Continua Repubblica: “È vero invece che non ha ricevuto alcun avviso di garanzia, perché la procura non ha eseguito nessun atto investigativo che prevedesse la sua difesa. Solo con l’apertura dell’indagine penale, il ministro ha poi tentato di sanare la sua pesante situazione debitoria”.
Il M5s presenta “mozione di sfiducia” mentre Misiani del Pd chiede le dimissioni così domani meloni potrà dire dche il PD sa solo chiedere le dimissioni. Di rispondere che le destre sanno solo difendere a oltranza i suoi, a volte oltre il difendibile, nessuno ne ha voglia, ma qualcuno dovrebbe farlo. Poi arriva Italia Viva e soccorre la ministra, perché ci vuole pelo sullo stomaco quando cerchi poltrone, e dice al PD: “Non chiediamo dimissioni come voi avete fatto con voi”. Bisogna distinguersi e ognuno lo fa come può. Una politica da far pena. Con rispetto per la pena.
(5 luglio 2023)
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