di Massimo Mastruzzo
Quello che doveva essere fatto, è stato fatto: il governo, che vede tra i principali detrattori del RDC la ministra Santanchè, ha convertito in legge il decreto lavoro. Il Parlamento ha approvato il testo della conversione in legge del decreto Lavoro con 154 voti a favore, 82 contrari e 12 astenuti – si attende ora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Il tutto prevede:
- via il Reddito di cittadinanza, al suo posto arriva un sussidio che però che taglia fuori 400mila famiglie;
- via i vincoli al lavoro precario previsti dal decreto Dignità, così che per le imprese diventerà più facile creare lavoro precari.
Il Reddito di Cittadinanza diventa Assegno di Inclusione e la nuova misura sarà applicata con specifici parametri che prevede di fatto una diminuzione dei soggetti beneficiari:
- famiglie con componenti disabili o minori o over 60, con ISEE fino a 9360 euro annui;
- famiglie composte solo da soggetti “occupabili” che possono lavorare (tra i 18 e i 59 anni ) con ISEE fino a 6000 euro annui;
le prime potranno fare richiesta di Assegno di inclusione (art 1 dl 48 2023) della durata di 18 mesi, rinnovabili. Per le famiglie con soggetti “occupabili” invece, una misura temporanea dicasi “Supporto per la formazione e il lavoro ” (350 euro) con durata massima 12 mesi, e l’obbligo di intraprendere il percorso di inserimento lavorativo previa registrazione al SIISL nuovo sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa che trasmette i dati dal competente Centro per l’Impiego. L’assegno decade in caso di rifiuto della prima offerta di lavoro congrua cioè:
- contratto a tempo indeterminato senza limiti di distanza a tempo pieno o almeno part-time per almeno il 60% con stipendio previsto dal ccnl;
- contratto a tempo determinato entro 80 km dalla residenza.
In estrema sintesi il componente occupabile del nucleo familiare, beneficiario dell’assegno di inclusione per la frequenza di corsi di formazione o di riqualificazione professionale, sarà tenuto ad accettare un lavoro in tutta Italia, ovvero un occupabile residente a Termoli, Palermo, Reggio Calabria, Campobasso ecc, dovrà accettare un’offerta di lavoro in Lombardia, Veneto, Piemonte, sia che si tratti di un lavoro a tempo indeterminato sia che si tratti di un contratto a termine di almeno 12 mesi.
Con il Decreto Lavoro cambiano anche alcuni aspetti dei contratti di lavoro, primi tra tutti quelli a tempo determinato. I contratti possono essere rinnovati ulteriormente fino a 24 mesi purché vi siano delle causali specifiche spiegate dall’azienda, ovvero i rinnovi senza applicare subito il contratto indeterminato devono essere giustificati da esigenze temporanee e straordinarie, per motivi di tipo tecnico, organizzativo e produttivo, o per la sostituzione di altri lavoratori. Ovvero i lavoratori dipendenti, possono assistere a più rinnovi di un contratto determinato prima dell’assunzione a tempo indeterminato.
Insomma quello che doveva essere fatto, è stato fatto.
(1 luglio 2023)
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