Se Paola De Micheli attacca Elly Schlein accudandola di non avere capito che “Non contiamo più niente” parla a Schlein o a De Micheli stessa? E’ un quesito arduo perché De Micheli dimentica due cose: che è dentro il PD da molto prima dell’attuale segretaria, e con incarichi importanti; e che a prenderla a sberle nella corsa alla segreteria è stato il suo stesso partito, nel caso De Micheli abbia la memoria corta. Non si difende l’attuale segretaria, tutto questo partito è al momento indifendibile, si difendono i boccaloni di certa politica correntizia che passano il loro tempo a dare la colpa a qualcun altro. Invece di attaccare il governo Meloni o, per inciso, affermazioni sulle tasse come “pizzo di Stato”.
E’ proprio uno spettacolo penoso, d’altronde, vedere che De Micheli pretende di prendere a schiaffi Elly Schlein dalle colonne di giornali di destra, non avendo il PD nemmeno più un organo di partito – quando l’Unità venne lasciata fallire Elly Schlein non era ancora segretaria, mentre Paola De Micheli era già lì – e non è un’affermazione lanciata a caso quella che rilasciata al Corriere è ripresa anche da Libero: “Il risultato elettorale era prevedibile. Fuori dai palazzi, dalle redazioni dei giornali e dai centri storici radical chic noi non esistiamo. Ma ti pare che uno prudente come Possamai avrebbe potuto dire a Elly di non venire a Vicenza a fare comizi con lui se non fosse stato più che necessario?”.
Poi in un’intervista a Il Foglio l’ex ministra che nessuno ricorda sterza verso la tolleranza e l’inclusione, che son sempre temi PD, e dice: “Dirigenti e militanti, siamo tutti qui per aiutarla: sarebbe un errore chiudersi in una cerchia ristretta”, che sembra persino una dichiarazione di pace e amore, ma va direttamente all’epurazione. E se possibile in tempi stretti. Perché è molto più importante detronizzate l’Estranea che fare opposizione a Meloni.
(5 giugno 2023)
©gaiaitalia.com 2023 – diritti riservati, riproduzione vietata