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Non so come intitolare l’articolo, ma qualcosa contro la violenza maschile dovrà pur essere fatto

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di Giuseppe Sciarra

L’omicidio della giovane campana Giulia Tramontano, incinta di nove mesi, per mano di Alessandro Impagnatiello, suo compagno, ha scosso il paese. La brutalità del gesto, la meschinità e bassezza dell’uomo nel mascherare il suo reato – perché tentare di dare per ben due volte fuoco al cadavere di una donna incinta di tuo figlio è mostruoso senza se e senza ma – hanno provocato l’indignazione dell’intera opinione pubblica e hanno accesso l’ennesimo dibattito sulla questione femminicidio; a quanto pare dall’inizio dell’anno sono state ammazzate in Italia ben 47 donne, di cui 22 morte per mano del proprio compagno. Un dato allarmante, tutt’altro che da sottovalutare e su cui la nostra classe dirigente dovrebbe spendersi con nuove leggi e con un monitoraggio più efficace di molte situazioni al limite dove le forze dell’ordine dovrebbero fare di più di quello che non fanno o non possono fare.

Quella del femminicidio è un’emergenza nazionale che mette sotto la lente di ingrandimento l’inadeguatezza e la rabbia represse di una certa parte del mondo maschile. Mi sento di utilizzare l’avverbio certo perché non amo le generalizzazioni e non credo che esista un solo mondo maschile come non esiste una sola realtà femminile. Faccio questa puntualizzazione perché i media hanno demonizzato in quest’ultimi anni la figura degli uomini quasi a priori, o almeno questo è quello che dicono in tanti, tra cui io. Il che è molto offensivo e stupido. Perché molti uomini – io, in primis – non si sognerebbero mai di uccidere una donna per esercitare il proprio potere di vita e di morte su di lei, molti uomini sono padri e fratelli anche delle donne che vengono ammazzate dall’ignoranza, dalla rabbia e dalla crudeltà di una certa mentalità patriarcale che vuole gli uomini in un dato modo e che li priva dell’elemento fondamentale per vivere in una società difficile, spietata e in continuo mutamento come la nostra: l’emotività. Mettere tutti gli uomini nello stesso calderone è molto pericoloso oltre che sessista, superficiale e ingiusto. Io l’ho fatto e negato nello stesso articolo. Perché è così facile cadere nei pregiudizi. Per chiunque.

Stiamo vivendo una fase epocale della nostra società in cui avvengono cambiamenti radicali nel modo di intendere il ruolo dell’uomo e della donna; seppur non ancora sedimentati nel quotidiano comune, diciamo che sono in via e fase sperimentale nella vita di tutti i giorni con alcuni successi minati da (ancora!) tanti pregiudizi duri a morire. Fatto sta che tali cambiamenti stanno investendo la figura maschile in maniera preponderante e ci sono anche uomini preparati al cambiamento, soprattutto coloro che hanno un dialogo con la propria emotività e non sono stati censurati dall’educazione dei loro padri (e anche delle loro madri, schiave inconsapevoli del patriarcato), e si interrogano sulla propria identità maschile – certo non sono la maggioranza per ora; poi c’è chi è nel mezzo.

Se da un lato vorrebbe provare a migliorarsi dall’altro è vittima dei retaggi del machismo.

Poi c’è invece chi resta indifferente e non sa come agire e resta a guardare il mondo con distanza in una neutralità un po’ ipocrita e un po’ dettata dall’incapacità di capire cosa c’è che non va in certi – e sottolineo certi – ragionamenti maschili. Infine c’è chi sta subendo un contraccolpo e vive di fanatismi frutto della più becera misoginia: di quest’ultima categoria fanno parte i maschi insultatori che si lanciano nell’insulto social o nel pettegolezzo alle spalle, e i maschi pericolosi – o schegge impazzite del mondo maschile se preferite – che vedono nella donna ma soprattutto nel femminile (e comunque sempre fuori da loro) la ragione di tutti i loro mali.

Gli uomini che odiano il femminile e vogliono vedere le donne sottomesse non hanno capito che dovrebbero prendersela invece che con le donne, con chi li ha privati di un dialogo con la propria emotività immolandoli sull’altare dello spauracchio di non essere abbastanza maschi e virili – una specie di lavaggio del cervello che ti viene fatto sin da bambino che censura i tuoi pianti, la tua parte emotiva e te ne fa vergognare. Ad avere voluto tutto questo è quel patriarcato che agisce in accordo col pregiudizio e che vuole le donne educatrici-serve nel seguire il dettame maschilista da dare ai figli e alle figlie, avendo la faccia tosta di chiamarla educazione trasformandoli in cavie per l’affermazione di una serie di pregiudizi e preconcetti figli del cattolicesimo più becero e di forme di autoconservazione già ridicole nel medioevo.

Penso, in ultima analisi, che privare della parte emotiva i giovani maschi sia un crimine, una violenza, una negazione di umanità che molti uomini stanno pagando a caro prezzo – e tutta una società con loro (a consolazione esistono florilegi come quello di certe attrici che non trovano abbastanza maschio un uomo che pulisce casa).

Ma non tutto viene per nuocere: è vero infatti che negli ultimi anni sono sorti in Italia gruppi come Maschile Plurale e Mica Macho, di cui fanno parte uomini eterosessuali, gay, transgender e donne, il cui scopo è interrogarsi sul mondo maschile per migliorarlo e agire per epurarlo dalla parte patologica, malata e folle del machismo più integralista attraverso attività, laboratori e iniziative tese a fare scoprire agli uomini la loro parte emotiva e a non vergognarsene, anzi a utilizzarla per potenziare positivamente la loro virilità e saper riconoscere le derive dell’essere maschile. Un lavoro ambizioso, arduo, che avrà bisogno di tempo per arrivare a un numero di uomini sempre più vasto e per avviare un processo di cambiamento vero nel mondo maschile: perché sia chiaro che è proprio la stragrande maggioranza degli uomini a volere una società di donne e uomini uguali e pari tra loro paritaria e più giusta per tutti.

 

(4 giugno 2023)

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