di Giancarlo Grassi
Secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica il governo starebbe apprestandosi, dopo avere bocciato un emendamento simile qualche giorno fa, si appresterebbe a fare scomparire dai documenti delle pubbliche amministrazioni la parola “razza” sostituendola con “nazionalità”, una vera e propria svolta forse aiutata dall’ingegno dell’augusto cognato anche Ministro, e dalle sue libere interpretazioni di quanto riporta la Treccani su cose di nessunissima importanza come “etnia”.
Secondo il quotidiano di Mauro Molinari l’abrogazione della parola “Razza” dalle Pa dovrebbe avvenire “salvo clamorosi ripensamenti dei partiti di maggioranza” e la “svolta “dovrebbe essere “preceduta lunedì dalla posizione che assumerà il governo di fronte alle commissioni affari costituzionali e lavoro della Camera, che si occupano del decreto pubblica amministrazione” sarà proprio in quella sede infatti, continua Repubblica, che “l’esecutivo si rimetterà al giudizio della commissione sull’emendamento del deputato del Pd Arturo Scotto che prevede appunto l’abolizione del concetto di ”razza”” avendo gli uffici legislativi delle PA, di Palazzo Chigi e del ministero dell’Economia “già dato in via ufficiosa un parere tecnico positivo all’ammissibilità della modifica, che è considerata sostenibile anche dal punto di vista finanziario. Si tratterebbe di una inversione di rotta, perché soltanto pochi giorni prima la maggioranza aveva bocciato in aula un ordine del giorno di questo tenore” prima del contrordine.
Non che cambi molto per eventuali possibilità di nuovi sfondoni ministeriali. Il Lollobrigida, ad esempio, potrà sempre uscirsene con un “Esiste una nazionalità italiana da tutelare” che risulterebbe tuttavia depotenziato rispetto all’originale che fece venire i brividi. Se davvero tutto andrà in porto, dopo la cancellazione della parola “razza” dai documenti delle PA ci si aspetta la sua rimozione definitiva anche da quelle troppe teste di Destra che continuano a farsela rimbalzare da un emisfero all’altro. E lì non ci sono emendamenti che tengano. O cambi le teste o cambi i Fratelli e le Sorelle d’Italia.
(26 maggio 2023)
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