di Marco Biondi
Ma guardate qua cosa sta facendo la destra al potere. Sta scegliendo chi deve dirigere i telegiornali, chi dovrà curare i programmi di approfondimento, chi dovrà scegliere i palinsesti. Ma pensa te cosa stanno facendo questi qui! Chi se lo sarebbe mai aspettato!
Di RAI politicizzata se ne parla dagli anni sessanta. Una sedia a me, una poltrona a te, e l’accordo si è sempre trovato. Fino a che è durata “una certa etica” in politica, i partiti hanno garantito spazio alle minoranze, ovviamente più piccolo rispetto a quello riservato alla maggioranza, e consentito agli “utenti” di scegliere quali campane ascoltare. I più sceglievano il canale che meglio li rappresentava, alcuni si prendevano il lusso di ascoltare un po’ tutti, fatto sta che la funzione di tivù pubblica è stata assolta con una certa “signorilità” per un buon numero di anni.
E poi arrivò il Berlusconismo e la “Seconda Repubblica”, e, tutto d’un tratto, l’etica annegò miseramente negli interessi del padrone. Al grido “ma dove sta scritto” le vecchie regole non sono più valse e restò tutto lo spazio possibile per “l’assalto alla diligenza” dell’informazione, per garantire “al padrone (di allora)” che solo voci amiche e conniventi entrassero nelle case degli italiani. Soprattutto si frantumò un principio, che fin lì era considerato sacrosanto: non importa che la RAI perda soldi, tanto sono soldi pubblici. E quando i soldi della pubblicità presero altre strade e confluirono, guarda caso, sulle tivù di Mediaset, nessuno gridò allo scandalo. Andava bene così.
Ma poi anche Berlusconi finì di dettare legge e, piano piano, perse il consenso che gli aveva permesso di decidere come, quando e cosa fare. Sconfitto alle urne, ecco che la sinistra si ritrovò con in mano nuovamente il pallino del potere. E cosa ne fece? Decise forse di privatizzare la RAI? Decise forse di stabilire regole che garantissero omogeneità e corretta rappresentanza? Approvò leggi sul conflitto di interessi che impedissero di trasferire introiti dal pubblico al privato? Nossignori! Lasciò tutto così com’è sempre stato. Per interesse? Per troppa “signorilità”? Per superficialità? Ognuno è libero di pensarla come vuole, tanto nel nostro Paese il modo di assolvere dai peccati si trova cristianamente per tutti. Io dico che chi ha consentito che oggi si ripristinassero le logiche del “minculpop” dovrebbe sentirsi decisamente colpevole e connivente. Altro che strillare ai quattro venti contro il Governo Meloni. E’ colpa vostra e oggi abbiamo quello che anche voi avete consentito.
Oggi, come ai tempi dell’editto contro Enzo Biagi, consentiamo che la Rai faccia andare alla concorrenza un professionista che le ha sempre fatto guadagnare montagne di soldi. Non m’interessa se guadagnava tanto, se era più o meno simpatico, fatto sta che i suoi programmi generavano ritorni pubblicitari sempre molto importanti. E oggi, la RAI pubblica, quindi noi, li abbiamo persi. E poi consentiamo che chi organizza pellegrinaggi alle tende degli studenti fuori sede, fingendosi di sinistra, improvvisamente ricordi di essere stato al Governo con la Lega di Salvini, e ne approfitta per dettare le condizioni per ottenere dei posti “importanti” in cambio di una astensione che puzza di voto di scambio lontano chilometri.
Il problema più grosso del nostro Paese è che, da troppi anni, porta in politica gente che con la politica non ha nulla a che fare. Con gli affari, si, con i social, pure, con gli intrallazzi ancora di più, ma con la rappresentanza democratica non c’entra proprio nulla. E poi ci si lamenta che cresce l’astensionismo. Ma come si può continuare a delegare gente così incapace?
Il terzo mistero di Fatima è nulla al confronto della domanda: dove sono i veri politici? Dove sono i successori di De Gasperi, di Moro, di Pertini, di Berlinguer, perfino di Andreotti o di Craxi? (li ho scelti tutti morti, per non fare torto a nessuno). Riusciamo a riconoscere qualche residuo di capacità nei politici che si sono presentati al voto negli ultimi sessant’anni promettendo mari e monti? Con tutta la fantasia io ne ricordo proprio pochi, una mano basta e avanza. E adesso beccatevi Pino Insegno e Barbareschi. Ve li siete meritati.
(15 maggio 2023)
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