di Giancarlo Grassi
Fino alle 16.30 circa, da notizie televisive, nemmeno il viceministro delle Finanze (di Fdi) sapeva nulla del contenuto delle misure decise dal governo Meloni; ironizzava sulla questione anche Matteo Richetti che si chiedeva come potere commentare un testo che nessuno ha ancora reso noto. Alcuni giornalisti prezzolati, d’altro canto, si stancavano l’ugola inutilmente cercando di spiegare che cosa c’è nella cosa che non c’è, che è un po’ come tradurre la lingua dei segni in una stanza completamente buia. Ma loro valgono.
Dunque tutto quello che si sa del nuovo capolavoro di Meloni e del suo governo delle meraviglia è che, con ogni probabilità e stando agli annunci non autorizzati, le misurette varate saranno tali dal 1° luglio per scomparire nel prossimo dicebre e che dal 1° gennaio 2024 per mantenere stabili le misure in vigore in quest’ultima parte del 2023 serviranno 20 miliardi (venti miliardi, proprio così) non perché le cose vadano meglio, ma perché tutto rimanga com’è. Nel frattempo l’inflazione saliva all’8,3% vanificando buona parte degli aumenti sbandierati che nessuno ha ancora visto.
(2 maggio 2023)
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