di Daniele Santi
Fa male essere colpiti nei propri affetti. Anzi fa malissimo. Lo sanno bene le famiglie omogenitoriali che questo governo a guida Fratelli d’Italia ha deciso di colpire togliendo il riconoscimento ai loro figli, con effetto retroattivo. Fa malissimo essere colpiti nei propri affetti. E’ bene che lo capiscono anche questi estremisti (nella testa, se non secondo la Costituzione) che sono stati eletti sulla base di menzogne elettorali alle quali il popolino ha creduto.
Succede di venire colpiti negli affetti quando ti fai il partito personale con cognato e sorella al seguito e stupisce che chi lo dirige, essendo leader maxima oltre che regina e imperatrice di tutte le destre, non abbia pensato ad una eventualità tanto banale quanto prevedibile.
Poi la vignetta, se proprio vogliamo entrare nel dettaglio della questione, è brutta, di pessimo gusto, maschilista, sessista, razzista e misogina con l’unico pregio di sbattere nei denti a Meloni, con la brutalità che è propria della satira, che quel suo governo del quale si vanta – rispetto al quale non perde occasione di gridare noi andremo avanti!, perché certe teste più sbagliano più si ostinano a pensare di essere nel giusto – è un brutto governo maschilista, sessista, misogino, omofobo, razzista con esponenti che ogni volta che aprono bocca rilanciano il pessimo gusto per l’uscita incolta e venefica in nome del cattivismo. Non lo fa con la brutalità della satira, ma con il viscidume dell’ideologia illiberale cui si ispira.
Dunque la vignetta de Il Fatto Quotidiano rimane quella che è, ma ha avuto un pregio: ha ricordato che c’è causa ed effetto tra ciò che si fa e ciò che si riceve offrendo però (all’inconsapevolezza noi non ci crediamo, non sappiamo voi) al governo la porta d’uscita dalle sabbie mobili in cui l’aveva cacciato il buon Lollobrigida con l’ennesima inascoltabile esternazioni. Se il governo non si smentisce pronto a giocare la palla delle colpe agli altri, nemmeno Travaglio si smentisce, anche se a modo suo.
Va detto, in chiusura, che non c’è nessun riferimento (nominale) nella (brutta) vignetta né alla presidente del Consiglio né alla famigliare compagna d’armi: risulta quindi che nomi e cognomi sono stati aggiunti da chi si sente colpito perché quando la satira colpisce un sistema il sistema si incazza.
(21 aprile 2023)
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